In questa lezione vedremo tre tipi di terminologia usati per i profeti nella tradizione interpretativa antica e negli studi odierni.
Una bibliografia generale introduttiva allo studio dei libri profetici si trova qui, mentre la bibliografia specifica della lezione si trova qui.
1.1.1 Viene dalla tradizionale divisione tripartita della Bibbia ebraica: Legge, Profeti, Scritti.
Le parole ebraiche sono rispettivamente Torah, Nebi’îm, Ketubîm. Da ciò
l'acronimio che viene usato spesso per indicare la Bibbia ebraica: TaNaK
(normalmente scritto Tanakh o Tenach) (nell'ebraico: תנ''ך).
Altro nome per la Bibbia ebraica è Miqra (מִקְרָא), dal verbo qara’ (קרא) "proclamare,
leggere ad alta voce", e poi "leggere (in generale)". Cf. il nome al-Qur’ānu per il libro sacro dell'Islam.
1.1.2 Origine della divisione tripartita
Già delineata verso la fine del second secolo a.Cr., come risulta dal Prologo alla versione greca del Siracide (cf. le righe 1-2, 8-10, 24-25). E anche forse nel testo leggermente più antico (ma molto discusso) 4QMMT (4Q Halakhic Letter / 4Q394-399) trovato a Qumran ("il libro di Mosè, i libri dei profeti, e Davide..."). Questi due testi, però, non si riferiscono ancora alla collezione completa che la tradizione posteriore riconoscerà come canonica.
1.1.3 Sulle tre parti
Torah: Dal terzo sec. a.Cr. il testo fondamentale per le comunità ebraiche in Palestina e altrove. Base dell'istruzione nelle tradizioni della fede e guida per il culto e per la vita pratica.
Nebi’îm: Almeno dall'ottavo secolo d.Cr. è d'uso la suddivisione in "profeti anteriori" (nebi’îm ri’šonîm) e "profeti posteriori" (nebi’îm ’aḥaronîm).
Il termine "profeti anteriori" si riferisce in primo luogo ai quattro
libri di Giosuè, Giudici, Samuele (1-2), Re (1-2). Perchè questi libri
sono stati detti "profetici"? Secondo l'antica tradizione ebraica,
attestata nel Talmud (b Baba Bathra 14b), perchè tali libri sono stati scritti da profeti
(Giosuè, Samuele, Geremia). Altre ragioni interne: (1) molti personaggi profetici
appaiono nei racconti di questi libri, e (2) uno dei principi teologici che
orienta la lettura dei libri è quello dello schema "annunzio profetico – compimento nella storia" (e.g. 2 Sam 7,13 [annunzio] – 1 Re 8,20
[compimento]; 1 Re 13,2 [annunzio] – 2 Re 23,15-16 [compimento], ecc.)
Questi libri sono stati spesso visti in tempi moderni come "libri
storici" o come facenti parte della "storiografia deuteronomistica"
(Dtr).
Il termine "profeti posteriori" si riferisce nella tradizione ebraica a
quattro libri: Isaia, Geremia, Ezechiele, e i Dodici Profeti (compreso
come unico libro). Sembra che tale raggruppamento e ordine era già
corrente nel secondo secolo a.Cr, come risulta da Sir 48,22-25 (Isaia),
49,6-7 (Geremia), 49,8-9 (Ezechiele), e 49,10 (i Dodici Profeti). Una
certa flessibilità nell'ordine di questi libri, però, durava per secoli
nella letteratura ebraica e negli stessi manoscritti biblici, dove si
trova parecchie volte l'ordine "Ger, Ezech, Is, XII".
Ketubîm (gli Scritti): questi libri, non elencati in dettaglio, sono chiamati "gli altri libri dei nostri antenati" nel Prologo del Siracide (riga 10). Secondo tutti gli indizi (Sir, 4QMMT, ecc.) questa parte del futuro canone ebraico non era ancora pienamente determinato nel secondo secolo a.Cr.
Ci limitiamo ai libri profetici qui. Da notare che la grande maggioranza delle nostre traduzioni moderne segue la Bibbia greca e la Volgata nei due punti che seguono, nonostante il fatto che traducono il testo dall'ebraico!
1.2.1 La posizione di alcuni libri
La Bibbia greca (seguita dalla Volgata) mette i libri di Lamentazioni e
Baruc fra Geremia e Ezechiele, e inserisce il libro di Daniele fra
Ezechiele e i Dodici.
Nella Bibbia ebraica, invece, Lam e Dan si trovano nella Terza Parte
(Gli Scritti) e Baruc non c'è affatto (essendo un libro conservato solo
in lingua greca). Baruc dunque non si trova normalmente nelle Bibbie
delle Chiese uscite dalla Riforma del 16º secolo; viene detto dai
Cattolici un libro "deutero-canonico" e da molti Protestanti un libro
"apocrifo". Solo una minoranza di versioni moderne segue la disposizione
della Bibbia ebraica in questo punto (e.g. la TOB).
1.2.2 L'ordine dei grandi blocchi
Di fronte all'ordine tradizionale ebraico descritto sopra (Torah, Profeti, Scritti), la Bibbia greca (seguita dalla Volgata e dalla maggioranza delle traduzioni moderne) presenta un altro ordine. Dopo il Pentateuco viene un blocco di Libri Storici che comprende non solo i libri di Gios, Giud, Sam, e Re (come nell'ebraico) ma anche Cronache, Esdra e Neemia, Ester, Tobit, e Giuditta. Poi vengono i libri poetici e sapienziali (Salmi, Giobbe, ecc.), seguiti dai libri profetici (XII, Is, Ger, Ezech [ma anche altri ordini interni qui]). Infine i due libri (deutero-canonici) dei Maccabei costituiscono una specie di appendice immediatamente prima dei libri del NT.
Una questione discussa: c'è forse un significato ermeneutico in queste
differenze di ordine? Più precisamente, ci si chiede se c'è un significato
teologico-ermeneutico nel fatto che i libri profeti si trovano dopo la
Torah nell'ordine comune della Bibbia ebraica mentre si trovano alla fine
dell'AT e (quasi) immediatamente prima del NT nella Bibbia greca?
Alcuni studiosi hanno proposto la tesi seguente. (1) L'ordine della
Bibbia ebraica vuole dare una chiave di lettura specifica dei profeti,
cioè, presentandoli come interpreti della Torah. Indizi: Deut 34,10, e poi
Gios 1,7-8 e Mal 3,22 (=4,4 in alcune traduzioni). (2) Mentre l'ordine della
Bibbia greca (ordine di origine cristiano?), che separa i profeti dalla
Torah e li posiziona accanto al NT, suggerisce così per i profeti una lettura orientata
al futuro (cristiano).
Questo binomio terminologico si riferisce piuttosto ai personaggi profetici, e non tanto ai libri (come era invece il caso nella terminologia precedente). I "profeti classici" sono quelli, i cui oracoli si trovano nei libri dei "Profeti posteriori"; il più antico è Amos, che ha svolto il suo ministero profetico poco prima del 750 a.Cr. I "profeti pre-classici" dunque sono quelli prima di Amos (per es. Natan, Elia, Eliseo), che sono presentati soprattutto nei libri di Samuele e Re.
La distinzione è temporale, non qualitativa.
Alcuni studiosi parlano di "profeti scrittori" ("Schriftpropheten"), come sinonimo dei "profeti classici"; meglio evitare questa terminologia, perchè potrebbe indurre a pensare che questi profeti hanno letteralmente scritto i libri che portano il loro nome, il che è altamente improbabile (come vedremo più avanti).
Vengono chiamati "profeti maggiori" Isaia, Geremia (con Lam e Bar), Ezechiele, e Daniele, mentre i "profeti minori" sono i Dodici.
Tale terminologia, a quanto pare, ha avuto origine nell'ambiente della Chiesa latina. Forse la prima ricorrenza si trova in Agostino, De civitate Dei 18,29.
Anche qui la distinzione non è qualitativa, ma riguarda la lunghezza dei libri (per es. il "profeta minore" Osea non è certamente "minore" dal punto di vista teologico).