Due caratteristiche del libro di Geremia emergono subito da un paragone
con il libro di Isaia.
(1) Ger, a differenza di Is, è molto più focalizzato su un avvenimento
(la caduta di Gerusalemme nel 587/86 e ciò che ha condotto a tale
tragedia). Si notino i riferimenti alla caduta all'inizio (1,3) e alla
fine del libro (tutto il cap. 52), e tante volte nei capitoli restanti.
La lettura di Ger chiede dal lettore una buona familiarità con il periodo
storico in questione per poter approfondire la comprensione di molti
testi nel libro.
(2) Il personaggio profetico (Geremia) è molto più centrale nel libro
che non è il caso per il libro di Isaia. Mentre il nome personale "Isaia"
si trova solo 16x in tutto il libro di Is (e dieci di queste ricorrenze
si trovano nei capitoli narrativi Is 36-39), il nome personale "Geremia"
ricorre 131 volte distribuite attraverso l'intero libro. Questo "Geremia
del testo" si presenta al lettore come un individuo complesso e talvolta
anche angosciato, il cui cammino in qualche modo rispecchia quello del
suo popolo. Anche per questo ha sempre attirato l'interesse dei lettori
in modo particolare. Vedremo però che occorre distinguere attentamente
fra il "Geremia del testo" e il "Geremia storico".
In questa lezione introduttiva il libro verrà presentato dal punto di vista letterario e storico. Nelle lezioni successive leggeremo alcuni testi caratteristici con particolare attenzione a questioni di tematica e teologia. I punti principali della lezione sono:
Si può trovare una lista di commentari su Ger qui, e una selezione di altri studi generali sul libro qui.
Senza voler entrare in questioni di strutturazione dettagliata di questo libro (il più lungo, per numero di parole [21835 parole, secondo VOT], di tutti i libri profetici), ci limitiamo qui a notare le tre grandi divisioni e l'appendice finale.
(1) Capp. 1–25: oracoli e discorsi per lo più di tonalità negativa nei riguardi di Giuda e Gerusalemme. Il primo capitolo, con il racconto della chiamata del profeta, ha una funzione programmatica per tutto il libro (come vedremo meglio dopo). Alla fine di questa divisione la prima parte del cap. 25 (vv. 1-14) ha funzione di sommario di ciò che precede. (La second parte del cap. 25, invece, introduce la tematica di nazioni straniere, che verrà ripresa nei capp. 46ss.)
(2) Capp. 26–45: capitoli in prevalenza narrativi, però anche con diversi testi poetici (particolarmente importanti i capp. 30-31, il cosiddetto "libro della consolazione"). I capp. 37-45 costituiscono un racconto continuato (caso assai raro nella letteratura profetica) che chiude nel cap. 45 con un oracolo personale in favore di Baruc, il "segretario" di Geremia (cf. il cap. 36).
(3) Capp. 46-51: oracoli contro nazioni straniere (che riprendono la tematica introdotta da 25,15-38), il cui culmine è una lunga e violenta requisitoria contro Babilonia (capp. 50-51).
(4) Cap. 52, un'appendice storica, racconta la caduta di Gerusalemme ai Babilonesi; il testo ha molte somiglianze con 2 Re 24-25.
La trasmissione del testo di Ger ci presenta con una situazione assai particolare (anche se non unica nell'AT), dove ci sono delle differenze davvero impressionanti fra il testo ebraico-massoretico (TM) e il testo greco (LXX). Tali differenze riguardano sia la quantità che l'ordine dei materiali. Vediamo prima i dati e poi cerchiamo una spiegazione dei dati.
Il testo greco è ca. 14% più breve del TM (infatti 3097 parole del TM non hanno corrispondenza nel LXX). La maggior brevità del LXX si può osservare in quasi tutti i brani del libro. Ci sono addirittura intere pericopi del TM che sono semplicemente assenti dal greco (33,14-26; 39,4-13).
Il blocco di oracoli contra le nazioni straniere (TM capp. 46-51) si trova nel greco immediatamente dopo il cap. 25 (come LXX capp. 26-31). [Si noterà in conseguenza che la numerazione dei capitoli nelle edizioni del TM e del LXX è diversa dal cap. 25 in poi.] Anche l'ordine interno di queste nazioni straniere è diverso nel greco.
Questa spiegazione veniva offerta già nell'epoca patristica, dove le differenze venivano senz'altro notate (Origene, Gerolamo, e altri). Si pensava che il traduttore greco volesse migliorare stilisticamente il testo ebraico dove effettivamente ci sono varie repetizioni e altri "difetti" letterari. Parecchi studiosi nel 19º sec. e nella prima metà del 20º sostenevano questa tesi.
Diversi frammenti del testo ebraico di Ger sono stati trovati a Qumran (ma nessun manoscritto completo come invece è il caso per Is). Alcuni di questi (4QJera [= 4Q70] e 4QJerc [= 4Q72]) presentano un tipo di testo molto simile al TM (secoli dopo Qumran), ma ce ne sono altri che esibiscono un tipo di testo ebraico che rassomiglia parecchio al testo più breve che si conosceva dal greco. Si tratta dei frammenti 4QJerb.d.e [= 4Q71, 72a, 72b] (nelle prime pubblicazioni a proposito si pensava invece che si trattava di un unico manoscritto 4QJerb), e di questi in particolare il 4QJerb [= 4Q71].
Molti specialisti odierni concludono che due diverse forme del testo ebraico di Ger dovevano essere in uso nel 2º e nel 1º sec. a.Cr (data dei frammenti secondo criteri paleografici) – una forma più lunga (che poi apparirà nel TM) e una forma più breve (che serviva come base ["Vorlage"] per la traduzione greca). Il greco dunque non è il prodotto di una revisione stilistica ma si tratta di una versione piuttosto fedele di un altro tipo di testo ebraico. Se poi si applica uno dei criteri classici della critica testuale "lectio brevior potior" (la variante più breve ha più probabilità di essere quella più antica), allora si può comprendere la grandissima importanza del testo greco nello studio approfondito del libro di Geremia. Bisogna aggiungere però che una minoranza di specialisti contemporanei (per es. G. Fischer) non è convinta da tali argomenti e pertanto sostiene che il TM è preferibile in molti casi o addirittura quasi sempre. La discussione continua nella ricerca attuale.
Da diversi decenni è abituale fra gli studiosi di Ger parlare di tre tipi di materiali nel libro; per alcuni di essi la distinzione ha anche una valenza diacronica, in quanto si tratterebbe di tre fonti del libro attuale. Convenzionalmente i tre tipi sono indicati con le lettere A, B, e C.
Materiali A: Si tratta di brani per lo più poetici, attributi da molti studiosi al profeta Geremia stesso; anche alcuni brani narrativi in stile autobiografico sono compresi in questa categoria (per es., il racconto della chiamata nel primo capitolo; il racconto di azione simbolica in 13,1-11). Secondo molti studiosi il "rotolo originale" (cf. cap. 36) sarebbe stato composto prevalentemente da materiali di questo primo tipo.
Materiali B: Si tratta di brani narrativi che parlano di Geremia in terza persona (stile biografico). Cf. 19,1–20,6; 26; 28–29; 36; 37–45. Proprio a causa del cap. 45 questi brani sono stati spesso attribuiti a Baruc (bisogna aggiungere che parecchi studiosi recenti esitano ad accettare questa proposta).
Materiali C: Sono brani in prosa retorica presentati come discorsi solenni di Geremia (per es. 7,1–8,3 ["il discorso sul Tempio"], 11,1-14; 22,1-5; 25,1-14), insieme con alcuni brani narrativi che esibiscono le stesse caratteristiche letterarie (18,1ff; 35). Ci sono molte somiglianze fra questi testi (soprattutto i discorsi) e brani della Storiografia Deuteronomistica (Dtr) nei libri dei Re in particolare: uno stile repetitivo, un'insistenza quasi monotona su pochi temi teologici che offrono una spiegazione della caduta di Gerusalemme (il rifiuto del popolo ad ascoltare le parole di YHWH o ad obbedire alla legge di YHWH, atteggiamenti manifestati in particolare nel culto di altre divinità). Spesso questi brani iniziano con la formula "Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore...".
È assai probabile che la forma attuale di questi brani del tipo C sia dovuta all'opera di redattori che condividevano in qualche maniera le tesi della teologia deuteronomistica. Gli studiosi continuano a discutere però se, in alcuni casi, non ci poteva essere un nucleo del discorso che viene dal profeta stesso.
Nella prima metà del 20º sec. e fino agli anni 1970 c'era un largo consenso fra gli specialisti che la genesi del libro di Geremia si poteva descrivere in termini di un processo additivo dei tre tipi di materiali: al primo strato (materiali A) venivano aggiunti successivamente i materiali B e poi i materiali C.
Attualmente tale consenso non esiste più e non è stato sostituito da un altro. La discussione odierna in sede di storia redazionale è quanto mai differenziata, e la situazione è resa ancora più complessa dalla problematica di critica testuale presentata sopra. Basti confrontare le conclusioni di storia redazionale nei tre commentari recenti di Carroll, Holladay, e Fischer, o quelle che si trovano nelle Introduzioni recenti. Per la finalità di questo corso è sufficiente rendersi conto dei parametri di questa discussione e soprattutto sottolineare il fatto che gli studiosi contemporanei sono praticamente d'accordo che a causa degli interventi redazionali (di maggiore o di minore entità che siano) bisogna comunque distinguere fra "il Geremia del testo" e "il Geremia della storia". Secondo Fischer ed altri, il testo finale del libro viene dalla fine dell'epoca persiana (4º sec. a.Cr.). Se è così, è chiaro che per accedere al "Geremia della storia", la sola via percorribile è quella della critica storica.
Anche se lo scopo principale dello studio di un libro profetico non è quello di ricostruire la vita del profeta, nondimeno una conoscenza dell'attività di un profeta (almeno nelle grandi linee) può senz'altro aiutarci a capire meglio parecchi testi del libro. Questo vale soprattutto nel caso di Geremia, un profeta profondamente immerso nella tragedia storica del suo popolo. Il compito però non è facile, in quanto una ricostruzione dell'attività di Geremia presuppone uno studio della storia redazionale del libro, dove attualmente non esiste un consenso.
Il tentativo che segue si basa su una via di media fra la posizione massimalista rappresentata da W. L. Holladay (che pensa di poter datare molti brani del libro con grande precisione nella vita di Geremia) e l'opposta posizione minimalista rappresentata da R. P. Carroll (scetticismo radicale quanto alla conoscenza del ministero di Geremia; quasi tutto nel libro rispecchia le problematiche postesiliche). In linea con un buon numero di studiosi dividiamo l'attività profetica di Geremia in tre grandi fasi, con un'appendice dopo la caduta di Gerusalemme. [cf. la tavola cronologica]
Molti studiosi accettano senz'altro la cronologia presentata dai redattori del libro (cf. 1,2; 25,3), che situa la chiamata profetica di Geremia nel 13º anno del re Giosia, cioè, nel 627/26 a.Cr. Come abbiamo visto, ciò coincide più o meno con l'inizio del crollo dell'impero assiro dopo la morte del re Assurbanipal.
Secondo i dati del 1,1 Geremia nacque in una famiglia sacerdotale nel villaggio di Anatot, vicino a Gerusalemme. Niente indica, però, che abbia mai svolto l'attività sacerdotale; anzi spesso si trova, secondo il libro, in netto contrasto con i sacerdoti del Tempio. Ricevette la chiamata profetica da giovane (1,6), anche se non è possibile specificare quanti anni aveva in quel momento.
In quel tempo la situazione religiosa e cultica a Gerusalemme e in Giuda non era affatto buona. Continuavano ancora le pratiche cultiche in onore di altre divinità che venivano dal tempo del re Manasse (cf. 2 Re 21). È comprensibile perciò che nella prima fase del ministero di Geremia (prima della riforma religiosa e cultica ordinata dal giovane re Giosia nel 622) è stata la critica cultica ad avere il posto principale. Notiamo l'insistenza su questa tematica nei capp. 2-6, e il tema connessa dell'annuncio di una invasione di un inizialmente non-identificato "Nemico dal Nord" come castigo per l'infedeltà del popolo (cf. capp. 4-6 e altrove). Gli studiosi notano diversi contatti con il linguaggio di Osea in questi capitoli (metafora sponsale; paragoni con la natura; tematica dell'Esodo; tonalità fortemente emotiva).
Secondo gli autori che seguono la cronologia del libro, bisogna ammettere che conosciamo assai poco dell'attività di Geremia durante il resto del regno di Giosia, cioè fino al 609. Pensano che il profeta, vedendo la riforma in atto, non abbia sentito la necessità di intervenire spesso sulla scena pubblica. Altri pochi studiosi non trovano molto convincente questo ragionamento e offrono un'altra soluzione a livello di cronologia (vedere l'Excursus alla fine di questa sintesi).
Comunque sia del problema della prima fase, gli specialisti sono quasi tutti d'accordo che Geremia ha svolto un'attività importante e difficile nel tempo di Ioiakim. Dai testi che rispecchiano questo periodo, risulta che Geremia era veramente un profeta controcorrente: si opponeva al re per non aver seguito la buona strada tracciata da Giosia (cf. 22,13-19); si opponeva ai sacerdoti e a molti profeti loro alleati per non aver fatto capire al popolo la loro situazione reale di fronte a Dio, dando loro invece l'illusione di un falso senso di sicurezza; si opponeva infine anche alla massa del popolo perchè s'illudevano di avere infallibilmente l'aiuto e la protezione di YHWH per il suo Tempio e la sua città (cf. 7,1–8,3 e il cap. 26). Non sorprende che una tale attività abbia generato molta ostilità verso il profeta, fino al punto che perfino i suoi concittadini di Anatot volevano ucciderlo (11,18–12,6). La scena del cap. 36 (il re Ioiakim che taglia in pezzi e fa bruciare il rotolo con le profezie di Geremia) è emblematica del rifiuto generale che Geremia incontrò in questo periodo.
Probabilmente in quegli anni sarebbe da situare anche il segno profetico del celibato imposto a Geremia da YHWH (16,1-4): il fatto che Geremia non avrà figli sarà un segno della situazione del suo popolo che non avrà un futuro nell'immediato.
La resa di Gerusalemme ai Babilonesi nel 597 e la prima deportazione in Babilonia che ne seguì costituivano una prova empirica che gli annunci precedenti di Geremia erano autentici. Il nuovo re davidico, Sedecia, si mostrò inizialmente più rispettoso verso il profeta che continuava ad esortare il re e i suoi ministri ad accettare il giogo di Babilonia e non ribellarsi. Neanche in quelle circostanze trovò ascolto. Una ribellione scoppiò e portò all'assedio di Gerusalemme. Durante l'assedio Geremia fu visto come un traditore da parte dei ministri del re, che l'hanno messo in una cisterna fangosa per morire lì (capp. 37-38). Sopravisse anche grazie all'aiuto di un servitore etiope del re (38,7-13).
Trattato con benevolenza dai Babilonesi dopo la conquista della città, Geremia rifiutò la loro offerta di portarlo con onore in Babilonia e scelse di rimanere in Giuda. Però dopo l'assassinio di Godolia, il governatore giudeo nominato dai Babilonesi, Geremia e Baruc furono costretti (a quanto pare: cf. 43,5-7) ad accompagnare un gruppo di profughi che fuggirono in Egitto per scappare dalla previdibile rappresaglia babilonese. Secondo 43,8–44,30 proclamò alcuni oracoli di critica religiosa in Egitto. Per gli storici finisce qui la nostra informazione su Geremia. Una tradizione molta più recente racconta che morì lapidato per mano di Giudei in Egitto.
Diversi studiosi hanno notato un simbolismo oggettivo nel fatto che Geremia ha dovuto andare in Egitto, la terra archetipica di schiavitù per gli ebrei. Sembra come un capovolgimento del cammino di liberazione nel passato, un "anti-Esodo", dove il profeta (innocente) porta il peso delle infedeltà del popolo che non volevano ascoltare le parole di Dio da lui annunciate per lunghi anni nella terra promessa.
Il ministero di Geremia, visto esteriormente, sembra un storia di fallimento e insuccesso umano. Però anche se il re Ioiakim ha bruciato le parole scritte di Dio (cap. 36), queste parole non persero la loro vitalità ed efficacia. Infatti dopo pochi anni Gerusalemme con il palazzo del re davidico e il tempio verrà bruciata dagli invasori babilonesi. La monarchia davidica cessò come forza politica, ma la parola di YHWH rimaneva. Gli oracoli di Geremia sono stati accolti fra i suoi sostenitori e discepoli, sono stati tramandati ed attualizzati, così che anche dopo la morte del profeta le sue parole potevano aiutare il popolo disperato a ritrovare una ragione di sperare ancora.
Excursus: Dibattito sull'inizio dell'attività profetica di Geremia
Abbiamo notato sopra che, quando si accetta a prima vista la cronologia del libro, si può pensare ad un'inizio del ministero di Geremia nel 627/26, cioè, prima della riforma del re Giosia. La difficoltà poi è che quella riforma non è mai menzionata esplicitamente nel libro di Geremia e anche le eventuali allusioni alla riforma non sono affatto evidenti.
Impressionati da queste difficoltà un piccolo gruppo di studiosi (Holladay, Levin, Lohfink, e alcuni altri) hanno offerto un'altro tipo di soluzione al problema cronologico. Come esempio, ecco la proposta del Holladay, autore di un massiccio commentario in due volumi sul libro di Geremia. Secondo Holladay, bisogna mettere l'inizio dell'attività profetica di Geremia come profeta critico nel 609/08 quando iniziò il regno di Ioiakim. Cioè Geremia non funzionava affatto come profeta critico durante il regno di Giosia (e così si risolve il problema del silenzio del libro sulla riforma). Ma allora come spiegare i riferimenti espliciti (1,2; 25,3) all'anno 13º di Giosia come data della chiamata di Geremia? Holladay risponde notando che 1,5 dice che Geremia ha ricevuto la chiamata quando era ancora nel grembo della madre; dunque il 13º anno di Giosia è l'anno della nascita di Geremia. E gli oracoli dei capp. 2-6, comunemente datati al tempo di Giosia prima del 622, si lasciano comprendere ugualmente bene come oracoli al tempo di Ioiakim quando quel re abbandonò la riforma di Giosia e dava corso libero al culto di altre divinità di nuovo come prima della riforma.
Al massimo, secondo Holladay e Lohfink, si può pensare ad una prima fase di attività di Geremia durante il tempo di Giosia ma come annunciatore di un futuro migliore per la gente dell'ex-regno del Nord se accettavano di unirsi a Giuda sotto il re Giosia; gli oracoli più antichi del "libro della consolazione" (Ger 30-31) potrebbero trovare una collocazione cronologica in queste circonstanze. Era poi solo dopo l'accessione di Ioiakim che Geremia cominciò ad agire come profeta critico.
La discussione continua fra gli studiosi intorno a queste tesi.