I brani che annunciano un futuro migliore sono in minoranza nel libro di Geremia (cf. 1,10). Si trovano per esempio a 3,6-13; 24; 29,4-14; 32-33, ma la collezione più conosciuta è senz'altro il "Libro della Consolazione" nei capp. 30-31, dove troviamo il brano della nuova berît (abitualmente tradotta "alleanza"). In questa lezione vogliamo esaminare questo brano molto discusso anche negli ultimi anni. I punti principali sono:
Una bibliografia su Ger 30-31 e in particolare su Ger 31,31-34 si trova qui, e una bibliografia sul tema "alleanza" in generale si trova qui.
Per situare il brano della "nuova berît", vediamo brevemente (1.1) l'insieme dei capp. 30-31 quanto alla delimitazione e alla strutturazione, e poi (1.2) una nota sui temi dominanti dei due capitoli.
Quanto alla delimitazione, gli studiosi sono d'accordo nel vedere i due capitoli come un blocco a parte. Difatti, all'inizio 30,1-2 segnala chiaramente un nuovo inizio, e 32,1 con uguale chiarezza apre una nuova unità. I capp. 30-31 si differenziano inoltre dal loro contesto (1) per la forma poetica della maggior parte dei brani (mentre i capitoli prima e dopo sono per lo più in prosa), e (2) per il fatto che non portano una data cronologica specifica (in contrasto con i capitoli intorno dal cap. 25 al cap. 36).
Per la strutturazione qui si presenta la proposta della Bozak, basata su due criteri formali: (1) la ricorrenza della formula "così dice il Signore", e (2) l'alternanza fra destinatari maschili e femminili degli oracoli (un criterio chiaro nell'ebraico, ma non sempre nelle traduzioni!). Come introduzione e come conclusione ci sono brani prevalentemente in prosa (30,1-4 e 31,23-40), mentre il corpo dell'unità è composto da sei brani poetici.
30,1-4 | Introduzione in prosa: Parole di restaurazione del popolo |
30,5-11 | Poesia (masc.): Contrasti (vv. 5-7 / 8-11) |
30,12-17 | Poesia (fem.): Guarigione della ferita incurabile (vv. 12-15 / 16-17) |
30,18–31,1 | Poesia (masc.): YHWH prende cura ma senza escludere i castighi (18-22 / 30,23–31,1) |
31,2-6 | Poesia (fem.): L'amore di Dio nel passato e nel futuro (vv. 2-3 / 4-6) |
31,7-14 | Poesia (masc.): Il grande raduno dei salvati tornati alla loro terra (vv. 7-9 / 10-14) |
31,15-22 | Poesia (fem. / masc. / fem.): Tristezza superata e speranza rinnovata (vv. 15-17 / 18-20 / 21-22) |
31,23-34 | Conclusione in prosa, parte prima: Tutto verrà rinnovato |
31,35-40 | Conclusione in prosa, parte seconda [ma i vv. 35-37 sono in poesia]: Un futuro garantito |
Il tema dominante in tutti i brani qui è certamente quello di un grande cambiamento, una trasformazione della realtà che verrà realizzata con sovrana libertà da YHWH. La novità da venire però non è senza connessione con il passato; infatti troviamo in parecchi brani qui una certa dialettica fra continuità con il passato e discontinuità. L'alternanza fra maschile e femminile poi contribuisce a rafforzare anche la dimensione emotiva dell'annuncio, e a coinvolgere tutti nell'ascolto.
Dopo una nota sulla delimitazione e strutturazione del brano (2.1), si passerà ad un breve commento teologico (2.2) e infine si esaminerà la questione diacronica (2.3) dell'origine del brano.
Versione italiana (CEI prima edizione)
[31a] | «Ecco verranno giorni |
[31b] | – dice il Signore – |
[31c] | nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova. |
[32a] | Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, |
[32b] | quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, |
[32c] | una alleanza che essi hanno violato, |
[32d] | benché io fossi loro Signore. |
[32e] | Parola del Signore. |
[33a] | Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, |
[33b] | dice il Signore: |
[33c] | Porrò la mia legge nel loro animo, |
[33d] | la scriverò sul loro cuore. |
[33e] | Allora io sarò il loro Dio |
[33f] | ed essi il mio popolo. |
[34a] | Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, |
[34b] | perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, |
[34c] | dice il Signore; |
[34d] | poiché io perdonerò la loro iniquità |
[34e] | e non mi ricorderò più del loro peccato». |
Quanto alla delimitazione, la maggioranza degli studiosi non ha difficoltà di vedere 31,31-34 come una sottounità all'interno della prima parte della conclusione in prosa dei capp. 30-31 (cf. sopra). Infatti la frase temporale "ecco verranno giorni, oracolo del Signore" (v. 31a-b) viene usata anche a 31,27 per aprire una sottounità (cf. anche 30,3 e 31,38). E la "formula del messaggero" ("così dice il Signore") che apre 31,35 indica spesso l'inizio di una nuova sottounità nei capp. 30-31 (cf. sopra). In questo modo i vv. 31-34 restano delimitati come brano.
Per la strutturazione si potrebbe considerare la seguente proposta:
31a-b | frase temporale e formula oracolare (נאם יהוה "oracolo di YHWH") |
31c | annuncio affermativo dell'azione futura di YHWH |
32a-e | "non come...": spiegazione dell'azione futura divina tramite un contrasto col passato, concludendo con la formula oracolare (32e) |
33a-f | annuncio affermativo con frase temporale (33a), formula oracolare (33b), e due coppie di affermazioni in parallelismo (33c-d e 33e-f) |
34a-e | "non ... perchè...": spiegazione dell'azione divina tramite un contrasto col passato (34a-b: cf. v. 32); i due temi di "conoscenza di Dio" (34a-b) e "perdono divino" (34d-e) sono separati dalla formula oracolare (34c) [la quarta ricorrenza nel brano!] |
Dovendo sintetizzare, si presenterà prima (2.2.1) una nota sul termine berît, poi (2.2.2) si cercherà di vedere in che cosa consiste la novità di questa berît, e infine (2.2.3) si rifletterà sulle conseguenze di questa novità e sul compimento della promessa.
La versione tradizionale di questo termine è "alleanza", "covenant", "Bund", e simili. Spesso si diceva che il termine indicava una relazione bilaterale dove le due parti avevano obblighi e diritti reciproci. Da quaranta anni adesso tale comprensione è oggetto di controversia da parte di vari autori. Per illustrare la discussione vediamo le proposte di E. Kutsch, autore di studi molto influenti e seguiti sul tema, e poi quelle di B. Renaud in una sua opera recente.
Secondo Kutsch (e molti che lo hanno seguito), il concetto di base nel termine berît è quello di "impegno, obbligo [Verpflichtung]". Bisogna distinguere fra l'uso del termine in contesti non-teologici e in quelli teologici. Quando il termine viene usato in contesti non-teologici, può indicare (1) un auto-impegno che un soggetto prende su di sé, oppure (2) il soggetto della berît può imporre un obbligo su un'altra persona, oppure (3) ci può essere un impegnarsi reciproco di due parti, oppure (4) una terza parte può stabilire una berît fra le due parti. Quando invece il termine viene usato in contesti teologici (i.e. YHWH è soggetto), può indicare solo (1) un auto-impegno di YHWH verso l'altra parte (i.e. una promessa divina), oppure (2) un obbligo imposto da YHWH sull'altra parte. Ma, insiste Kutsch, in contesti teologici non si trova un impegnarsi reciproco di YHWH e un'altra parte; non si tratta di una relazione bilaterale con obblighi e diritti reciproci. Dunque, per Kutsch, le versioni tipo "Bund, alleanza" non sono corrette; per esempio, Ger 31,31 andrebbe tradotto come "...Io imporrò un nuovo obbligo / impegno sulla casa di Israele...". Diversi studiosi, soprattutto (ma non solo) di lingua tedesca, hanno accettato queste tesi di Kutsch in commentari e studi monografici (però non è stato molto recepito nelle versioni bibliche recenti).
Altri studiosi vorrebbero una presentazione più sfumata come per esempio il Renaud (2002), del quale vediamo adesso le conclusioni. Dopo aver sintetizzato la tesi di Kutsch, Renaud offre la sua valutazione. (1) Il senso di base di berît è certamente quello di impegno ("engagement") e conserva questo senso in parecchi testi dell'AT (d'accordo con Kutsch qui). Però (2) Kutsch è troppo rigido per certi aspetti; bisogna considerare anche il contesto intorno agli usi di berît, e alcuni contesti possono conferire un senso relazionale al termine. Qui si tratta di una estensione metonimica del termine dove, cioè, il senso "impegno, engagement" viene visto come un fattore che fonda una relazione (causa ... effetto). Una berît può, ma non deve, fondare una relazione; dipende dal contesto. E, secondo Renaud, Ger 31,31-34 è uno dei quei testi dove la traduzione relazionale "alleanza" è giustificata dal contesto immediato.
L'esplorazione di questa domanda può essere pertinente anche per il dibattito recente (fra studiosi tedeschi in particolare) se sia più esatto parlare di "alleanza nuova" o di "alleanza rinnovata". Si noterà anche che Ger 31,31 è l'unico testo nell'intero AT dove si trova il sintagma "nuova berît"; lo si ritroverà soltanto secoli dopo in certi testi di Qumran e poi nel NT.
2.2.2.1 Dove non sta la novità?
Non c'è novità per quanto riguarda i destinatari della nuova alleanza (o del nuovo impegno imposto da YHWH). Secondo v. 31c si tratta sempre della "casa di Israele e la casa di Giuda" (cf. 33a). Non c'è nessuna menzione di un allargamento ad altri popoli, molto meno di una sostituzione di Israele con altri popoli.
Neppure c'è novità nel contenuto dell'obbligo, che viene menzionato solo con la frase "la mia legge" (33c), cioè l'insieme dei precetti e delle istruzioni di YHWH per la vita del suo popolo così come erano noti in quel periodo. Nessuna menzione di una "nuova legge" con contenuti materialmente diversi.
2.2.2.2 Dove allora sta la novità?
Tramite un doppio contrasto con il passato il testo chiarisce la novità della berît annunciata qui.
Primo, la nuovo berît verrà accolta dal popolo in modo ben diverso dall'accoglimento della berît al tempo dell'Esodo (v. 32). Quella berît non è stata osservata dalla gente di allora nè dai loro discendenti (una lunga storia di infedeltà); l'hanno rotta (32c: CEI "violato"), dove il testo adopera un verbo (PRR hif) che è il termine più comune nell'AT per la non-osservanza di un impegno o un'alleanza. È già implicito nel v. 32 che in contrasto la nuova berît verrà osservata e vissuta.
Secondo, il punto decisivo sta nel come questa nuova obbedienza si realizzerà di fronte alla disobbedienza del passato. Il problema è reso ancor più acuto da quei testi altrove in Ger che sembrano dire che è praticamente impossibile per il popolo vivere secondo le parole di Dio: cf. Ger 6,10; 13,23; 17,1; 17,9. La novità radicale della berît annunciata in Ger 31,31-34 sta nell'azione di Dio che interiorizzerà la sua legge, scrivendola sul cuore (= volontà, centro di vita personale) del popolo. Interiorità in contrasto con esteriorità (la legge scritta sulle tavole di pietra ... e forse anche la legge imposta esteriormente con autorità regale da Giosia nella sua riforma). Se la legge verrà scritta sul cuore, allora l'impulso di agire secondo le istruzioni di Dio verrà dal di dentro, liberamente. Questa è la grande promessa di Ger 31,31-34.
In primo luogo ci sarà un'appartenenza reciproca fra YHWH e il popolo, come 33e-f fa capire con una formula bipartita che troviamo spesso nell'AT per l'alleanza del Sinai (gli studiosi la chiamano spesso per l'appunto "formula dell'alleanza" oppure "formula di appartenenza" ["formula of belonging"]). Sotto questo punto di vista dunque non si tratta di novità assoluta, bensì di ristabilimento della relazione già conosciuta. Si noterà che tale relazione fra YHWH e il suo popolo viene espressa nel libro di Ger anche con altre immagini: e.g. Israele come "cosa sacra a YHWH" (2,3), come sposa (3,1.8.20), come figlio (3,19; 31,20), come primogenito (31,9: anche con formula bipartita!).
Poi, però, il v. 34a-b indica una novità reale. Gli israeliti non avranno più bisogno di istruzione esterna da parte di maestri per poter "conoscere" YHWH (cioè, per poter vivere questa relazione). Se la legge verrà scritta sul cuore, allora tutti (dal più piccolo al più grande) potranno sentire dentro di sé come devono comportarsi. Ci sarà una "connaturalità" con la volontà di Dio. Nessun bisogno dunque di specialisti, come gli scribi (cf. forse la nota polemica di Ger 8,8).
In ultima analisi, come lo dice il v. 34d-e, questa novità verrà resa possibile dal perdono gratuito concesso da YHWH. Il peccato crea una cecità spirituale; il perdono ridarà la vista. In quanto il popolo diventerà un popolo perdonato e in quanto vivranno secondo questa nuova identità, allora sapranno come vivere secondo il cuore di Dio. Si noterà che Ger 31,31-34 non fa nessuna menzione esplicita del pentimento del popolo come pre-condizione. Il fondamento della nuova berît sarà il perdono gratuito dato da Dio.
Fin qui abbiamo riflettuto sul testo nel suo contesto anticotestamentario. Se lo rileggiamo nell'orizzonte di fede cristiana, viene spontaneo pensare ad un ebreo della casa di Israele che, secoli dopo Geremia, ha vissuto questa appartenenza a Dio in maniera totale, uno che non aveva bisogno di perdono per sé stesso ma ha guadagnato questo perdono per tutti quelli che si uniscono a lui nella fede, che siano della casa di Israele o di qualsiasi altro popolo. L'ideale di Ger 31,31-34 è diventato piena realtà umana nel cuore e nella vita di Gesù. Chi vuole vivere in Gesù è chiamato ad entrare nella pienezza della promessa (cf. 1 Giov 2,27), secondo il "già e non ancora" del cammino verso il compimento.
A che punto nella storia redazionale del libro è entrato il brano sulla nuova berît? Appartiene al materiale che rispecchia l'attività di Geremia stesso, o si tratta di una formulazione dovuta ai discepoli in epoca successiva? Da diversi decenni la questione è oggetto di ampio dibattito fra gli studiosi. Vediamo prima gli indizi testuali (2.3.1) che fanno sorgere il problema, e poi (2.3.2) notiamo le diverse valutazioni di questi indizi.
La stessa posizione del brano Ger 31,31-34 dentro l'insieme dei capp. 30-31 desta già una certa sorpresa, in quanto non si trova fra i sei brani poetici centrali che formano il nucleo del blocco ma insieme con gli altri brani conclusivi (in prosa per lo più), cioè più ai margini della composizione.
Poi, e soprattutto, uno studio del vocabolario dei vv. 31-34 mostra che diversi sintagmi importanti per il brano sono rari negli oracoli che probabilmente vengono da Geremia e invece sono comuni nei brani la cui formulazione ha contatti forti con testi deuteronomistici. Un solo esempio: il termine centrale berît, che si trova 23 volte nel libro di Ger, ricorre soprattutto in testi deuteronomistici (e.g. 11,2ss). Lo stesso vale per la "formula dell'alleanza" (31,33e-f), come si può vedere in Ger 7,23; 11,4; 24,7; 32,38.
Parecchi studiosi arrivano alla conclusione che il linguaggio di Ger 31,31-34 ci orienta verso la tesi di un'origine dopo il tempo di Geremia fra discepoli sotto l'influsso della teologia e della fraseologia della scuola deuteronomista.
Altri invece pensano che la situazione è più complessa, in quanto certi temi in Ger 31,31-34 non sono affatto tipici della teologia deuteronomista, per esempio, il perdono gratuito e incondizionato concesso da YHWH (di solito, nella teologia deuteronomista, il perdono divino viene dopo il pentimento umano). Questi autori sostengono, dunque, che almeno le idee essenziali del brano devono essere attribuite a Geremia; la formulazione attuale poi potrebbe in parte essere il lavoro di discepoli. Quanto alla situazione della promessa originale nel quadro del ministero storico di Geremia, due possibilità vengono presentate. (1) Si tratterebbe di un annuncio di Geremia giovane, rivolto originariamente a Israele del Nord quando il re Giosia di Giuda stava allargando il suo regno con l'incorporazione di alcuni territori del ex-regno del nord; l'annuncio offrirebbe un nuovo futuro a queste popolazioni. Più tardi, l'oracolo veniva esteso anche alla casa di Giuda (cf. v. 31c, insieme con 33a). (2) La seconda possibilità sarebbe di situare l'annuncio intorno alla fine del regno del Giuda, quando ormai la conquista babilonese era previdibile o forse già avvenuta. In quell'ora di tenebre e disperazione il profeta comunicava la luce di una speranza al di là della catastrofe.
Nella ricerca contemporanea la discussione prosegue intorno a questi argomenti.