Profezia e apocalittica: secondo semestre 2006-07
Charles Conroy [www.cjconroy.net/pr-it/pr00a.htm]



La Gloria di YHWH in Ez 8–11 e 43–44



Dopo la visione dei capp. 1-3, la Gloria di YHWH riappare nei testi visionari dei capp. 8-11 e 43-44 che studieremo in questa lezione. Si tratta infatti di un caso quasi unico nella letteratura profetica, cioè, un tema elaborato in modo tale da fornire quasi una sintesi del messaggio principale del libro nei suoi due aspetti: l'annuncio del giudizio di Dio su Gerusalemme prima del 587/586 e poi l'annuncio di un futuro migliore dopo la catastrofe.

I punti principali della lezione sono:

  1. Premessa: la semantica del vocabolo kābôd "gloria ecc."
  2. La partenza della Gloria del Signore dal tempio (Ez 8-11)
  3. Il ritorno della Gloria al nuovo tempio del futuro (Ez 43-44)

Ci sono tre pagine di bibliografia per questo tema: (1) (2) (3).


1.   Premessa: la semantica del vocabolo כבוד kābôd "gloria ecc."

Prima di leggere Ez 8-11 sarà utile notare alcuni aspetti della semantica del vocabolo ebraico per "gloria", visto che ha un'estensione diversa dai termini per "gloria" in parecchie lingue europee.

1.1     In contesti non-teologici

La radice KBD (כבד), realizzata come verbo e come diversi sostantivi e aggettivi, ha una senso fondamentale di ordine fisico, indicando concetti come "peso, quantità, moltitudine". Da questi concetti si passa facilmente all'idea di "ricchezza" (cf. Gen 31,1), e di là all'idea di "rispetto, dignità" (cf. Gen 45,13) e poi più in generale all'idea di "imponente, impressionante per dimensione o apparenza". Così ci si avvicina al concetto di "onore", nei suoi due aspetti: come qualità intrinseca di una persona (la sua "onorabilità", il suo "peso morale-sociale"), e come qualità riconosciuta da altre persone (si dà "onore, gloria" a qualcuno/a).

1.2     In contesti teologici

Qui occorre distinguere un uso più generale che si trova spesso, per esempio nel Sal 29 (dare "gloria" a Dio, riconoscere la sua grandezza), e un uso teofanico che si trova soprattutto in testi della tradizione sacerdotale (P) nel Pentateuco e in Ez. Per una sintesi sui testi sacerdotali pertinenti si può vedere l'articolo del Westermann (i testi biblici più importanti sono elencati nell'Appendice sotto); per adesso ci limitiamo al libro di Ez.

Come abbiamo già visto a proposito di Ez 1-3 il termine kābôd non indica solo una qualità intrinseca di YHWH nè il riconoscimento di questa da parte di altri; si tratta invece di una manifestazione splendida della maestà di YHWH, una teofania imponente della sua presenza, allo stesso tempo tremenda e affascinante, trascendente e pure attiva nella storia.

2.   La partenza della Gloria dal tempio (Ez 8-11)

Dopo diversi racconti di azioni simboliche nei capp. 4-5 troviamo una serie di tremendi annunci di un disastro imminente, "la fine", per i "monti d'Israele" (i.e. tutto il paese, Gerusalemme e Giuda compresi) nei capp. 6-7. Tale disastro viene poi ulteriormente spiegato nella grande visione dei capp. 8-11 dove riappare il tema della Gloria di YHWH. Vediamo prima (2.1) una strutturazione possibile dei quattro capitoli, poi (2.2) alcune note sul contenuto (evidentemente in modo selettivo), poi (2.3) una riflessione sul significato teologico del testo, e infine (2.4) una nota sulla genesi del testo.

2.1     Strutturazione

[Qui seguiamo l'ordine del testo così come sta nella Bibbia ebraica; alcune traduzioni moderne (per es. The New American Bible) operano diverse trasposizioni di versetti con lo scopo di ritrovare l'ordine originale del testo e così migliorare la leggibilità di un testo senz'altro difficile e composito.]

Nella forma finale del testo dunque i quattro capitoli, a prima vista assai complessi, si potrebbero strutturare in modo approssimativo come segue:

A 8,1-4
B 8,5-10,7 (8,5-18 + 9,1-10,7)
C 10,8-17.18-22
B′ 11,1-21* (11,1-6 + 11,7-13) [completato da 11,14-21]
A′ 11,22-25

C'è un inquadramento narrativo (A – A′) all'inizio (8,1-4) e alla fine (11,22-25), basato sullo schema "arrivo / partenza" in corrispondenza simmetrica. Il racconto della visione della Gloria viene svolto in forma concentrica con due parti esterne (B – B′), ciascuna con due sottounità che formano lo schema classico dell'oracolo bipartita di giudizio (denuncia di peccati + annuncio di giudizio) e una parte centrale (C) dove c'è una nuova descrizione dettagliata della Gloria (10,8-17: trono divino, cherubini, ecc.) insieme con il racconto dei primi stadi della sua partenza dal Tempio (10,18-22).

In una lettura della forma finale si potrebbe prendere 11,14-21 come risposta alla domanda angosciata del profeta nel 11,13 (così Greenberg), ma indubbiamente la presenza di un oracolo di buon futuro qui (almeno nei vv. 17-20: "nuovo cuore, nuovo spirito") sorprende in un contesto di tremendo giudizio e suggerisce inevitabilmente un lavoro redazionale in vari stadi.

2.2     Note sul contenuto

Iniziando (2.2.1) dall'inquadramento narrativo (A – A′ nello schema sopra), vedremo poi (2.2.2) la presentazione in 8,5-18 degli abomini cultuali nel Tempio, e infine (2.2.3) le descrizioni del castigo dei colpevoli in diversi brani dei capp. 9 e 10.

2.2.1     L'inquadramento narrativo (8,1-4 + 11,22-25)

All'inizio del racconto Ezechiele si trova in Babilonia nell'atto di insegnare agli "anziani di Giuda" seduti di fronte a lui (8,1), quando improvvisamente "la mano di YHWH cadde su di me" (cf. già 1,3) – un modo di dire che significa l'entrata in uno stato visionario totalmente sotto il dominio della potenza divina. Percepisce "qualcosa dall'aspetto d'uomo" (v. 2: cf. il linguaggio indiretto del cap. 1) splendente di luce, che estende "come una mano" (v. 3) e trasporta Ezechiele in visione al cortile del tempio a Gerusalemme, dove vede un idolo (v. 3) e dove appare la Gloria di YHWH "simile a quella che avevo visto nella valle" (v. 4: cf. 3,22).

Nella conclusione (11,22-25) la direzione viene rovesciata: la Gloria se ne va dal Tempio verso est (direzione della Babilonia) (vv. 22-23), Ezechiele viene ritrasportato in visione alla sua casa in Babilonia (v. 24a), la visione scompare e il profeta tornato in sé racconta ai deportati ciò che ha visto (vv. 24b-25). Partenza e ritorno, dunque, raccontati in modo speculare.

2.2.2     Gli abomini cultuali all'interno del Tempio (8,5-18)

Nella presenza della Gloria di YHWH (8,4) vengono mostrate ad Ezechiele quattro scene di flagrante idolatria commessa da Israeliti nell'area del Tempio, una peggiore dell'altra fino al culmine nella quarta scena. Il Tempio di YHWH è ormai profanato in modo orrendo e definitivo. Notiamo l'insistenza sul verbo "vedere" nella quattro scene: Ezechiele viene costituito testimone oculare nel processo di YHWH contro il suo popolo.

Nella prima scena (vv. 5-7) si parla di un "idolo della gelosia" (cf. già v. 3) nel cortile interno del Tempio. L'identificazione precisa non ha importanza per il testo (potrebbe forse trattarsi di una statua della dea Asherah: cf. 2 Re 21,7 a proposito dei tempi antecedenti del re Manasse). La scena termina con le parole: "ne vedrai altri ancora peggiori" (v. 7).

La seconda scena (vv. 8-13) ha come protagonisti settanta anziani di Israele che offrono incenso alle immagini di vari idoli. Gli anziani non credono più alla presenza e all'assistenza di YHWH; dicono "YHWH non ci vede ... YHWH ha abbandonato il paese" (v. 12). La scena finisce come quella precedente: "Vedrai che si commettono nefandezze peggiori di queste" (v. 13).

La terza scena (vv. 14-15) presenta un gruppo di donne che praticano un rito di lutto per il dio mesopotamico Tammuz, la cui morte è associata alla stagione calda e secca quando non c'è più crescita e la cui risurrezione corrisponde alla nuova vita nella natura con il ritorno delle pioggie. Conclude con le parole (v. 15): "vedrai abomini peggiori di questi".

Il culmine degli abomini arriva nella quarta scena (vv. 16-18): all'entrata del tempio stesso Ezechiele vede circa venticinque uomini prostrati in adorazione verso il sole che sorge all'oriente, cioè, con le spalle verso il Santo dei Santi del tempio di YHWH. Il significato esatto del rito particolare menzionato nel v. 17b rimane oscuro, ma è chiaro che si tratta di un gesto idolatrico. A tanta corruzione nel luogo di culto corrispondono tante violenze nella vita sociale di Giuda (v. 17). Il colmo è raggiunto. La sentenza terribile di YHWH è annunciata nel v. 18: nessuna compassione e nessun ascolto per questa gente.

2.2.3     Le descrizioni del castigo dei colpevoli in diversi brani dei capp. 9 e 10

Il castigo annunciato in 8,18 viene descritto in 9,1–10,7 e prosegue come sfondo anche nella descrizione della Gloria del Signore in 10,8-17.18-22. In questo testo complesso si svolgono simultaneamente due sequenze di azioni – il castigo della città e la partenza della Gloria. Primo, la visione del castigo della città mette in scena sei giustizieri, ciascuno con un'arma di distruzione in mano, accompagnati da uno scriba che ha il compito previo di marcare con un segno sulla fronte (la lettera paleo-ebraica tau) quelle persone a Gerusalemme che non hanno partecipato nei riti idolatrici. Le persone così segnate verranno risparmiate (cf. Esod 12). Tutti gli altri verranno uccisi e la strage deve iniziare proprio nel tempio di YHWH (9,6-7). Si ricorderà che un cadavere rende inadatto al culto (cf. Lev 21,1-4; Num 6,6-12 e 19,11-16). Cioè, YHWH ordina la profanazione definitiva del suo proprio tempio, già profanato dai peccati di idolatria.

Secondo, simultaneamente con il castigo dei colpevoli si svolge la partenza graduale della Gloria di YHWH dal Tempio ormai desacralizzato. Il primo movimento della Gloria è menzionato già in 9,3. Poi in 10,2 viene dato un ordine allo scriba che ha accompagnato i sei giustizieri di riempirsi le mani con i carboni ardenti che erano fra i cherubini (uguali agli "esseri viventi" del cap. 1) e di spargere questo fuoco sulla città per completarne la distruzione; così il fuoco che distruggerà Gerusalemme è in ultima analisi il fuoco che viene dalla presenza oltraggiata di YHWH. Uno spostamento ulteriore della Gloria verso l'est è descritto in 10,18-22 (e si noterà come i vv. 20 e 22 sottolineano l'identità di questa visione della Gloria con quella dei capp. 1-3). Infine l'ultimo stadio della partenza della Gloria è descritto in 11,22-23: dalla porta orientale esterna del Tempio attraversa la valle del Kedron al Monte degli Ulivi. Fin qui il testo (v. 23), ma continuando lo spostamento verso est la Gloria andrebbe in direzione della Babilonia.

2.3     Significato teologico del testo

La visione risponde a due problemi dei deportati in Babilonia. Come capire teologicamente prima (2.3.1) la distruzione del Tempio (imminente o già avvenuta) e poi (2.3.2) la situazione dei deportati in terra straniera impura?

2.3.1     Come capire teologicamente la distruzione del Tempio di YHWH?

La gente dell'antico mondo semitico (Israele compreso) interpretava spontaneamente la sconfitta di un esercito o la presa di una città come una vittoria anche del dio (o dèi) del popolo vincitore su quello del popolo vinto. Dunque se Gerusalemme viene presa e il Tempio incendiato, ciò significava per la mentalità comune di allora che Marduk, il dio principale della Babilonia, si era dimostrato più forte di YHWH. Un problema enorme e reale in Israele, come si vede da Ez 8,12 e 9,9. Il racconto della visione di Ezechiele viene incontro a questo problema, mostrando che la distruzione di Gerusalemme e del Tempio non è dovuta all'impotenza di YHWH, alla sua incapacità di difendere la sua città e il suo tempio, ma invece è dovuta alla decisione libera e previa di YHWH di abbandonare la città e di sconsacrare il Tempio dove tante infedeltà vengono commesse. Se poi vengono gli eserciti babilonesi, ciò che distruggeranno non è più qualcosa che coinvolge YHWH.

Si può aggiungere che l'idea dell'abbandono di un tempio da parte del dio del tempio e la conseguente distruzione del tempio non era affatto nuova nell'antico Vicino Oriente. Gia ai tempi dei Sumeri (fine terzo millennio a.Cr.) troviamo il tema in un testo chiamato "Lamento sulla distruzione di Ur" (ANET 455-463; COS 1.166:535-539); cf. anche un secondo "Lamento sulla distruzione di Sumer e Ur" (ANET 611-619; TUAT 2:700-707). C'è però una differenza importante dal testo biblico, in quanto i testi sumeri attribuiscono la distruzione della città di Ur e dei suoi templi, non ai peccati degli abitanti, bensì al decreto ostile dei grandi dèi e alla malizia dei nemici umani nei riguardi di una città innocente.

Colpisce poi la co-presenza del racconto di Ezechiele di due aspetti in tensione: da una parte, la violenza e la durezza del castigo comandato da YHWH (nessuna pietà, nessun ascolto dei gemiti o delle preghiere), dall'altra parte la partenza graduale e lenta della Gloria di YHWH (quasi per indicare la sua riluttanza di andarsene). Se ne va solo perchè "costretto" a farlo dall'enormità dei peccati degli abitanti.

2.3.2     Come capire teologicamente la situazione dei deportati?

Il problema riguarda la presenza di YHWH ai deportati già della prima deportazione del 597 e probabilmente anche dopo la caduta della città (587/586). Ez 11,5 mette sulla bocca della gente rimasta a Gerusalemme dopo il 597 questo detto a proposito dei deportati: "Voi andate pure lontano da YHWH: a noi è stata data in possesso questa terra" (cioè, lontananza da Gerusalemme vuol dire lontananza da YHWH). Questa tesi viene confutata nella risposta di YHWH a 11,16: "Se li ho mandato lontano fra le genti, se li ho dispersi in terre straniere, sarò per loro un santuario per poco tempo nelle terre dove hanno emigrato." Anche se la frase tradotta "un santuario per poco tempo" è aperta a diverse interpretazioni, il senso generale è chiaro: YHWH è presente anche ai deportati in Babilonia. La visione di Ez 1-3 del resto ha già espresso la stessa idea. (Con altro linguaggio troviamo lo stesso in Ger 24 e 29; c'è tutta una teologia in favore dei deportati.)

2.4     Genesi del testo di Ez 8-11

Gli indizi di stratificazione letteraria sono molteplici e piuttosto chiari. Nel cap. 10 ci sono diverse tensioni (per esempio: 10,1 interrompe la continuità fra 9,11 e 10,2; 10,14-15 interrompono la descrizione delle ruote). Fra il cap. 10 e il cap. 1 ci sono molte somiglianze ma anche alcune differenze (e.g. "esseri viventi" nel cap. 1 ma "cherubini" nel cap. 10). Poi 11,1-21 sembra ignorare la distruzione di Gerusalemme già descritta nei capp. 9-10 e non c'è nessun accenno alla Gloria di YHWH in quei versetti.

Una possibile spiegazione di questi indizi offre una storia di redazione del testo più o meno come segue. La base più antica del testo seguiva la struttura di un oracolo di giudizio: denuncia di peccati (nel cap. 8) seguita da annuncio di castigo (capp. 9-11* molto ridotti). Questo strato originale è stato successivamente ampliato diverse volte con due preoccupazioni principali: (1) armonizzare la descrizione della Gloria nel cap. 10 con quella del cap. 1, e (2) aggiungere 11,1-13 e probabilmente più tardi 11,14-21.

3.   Il ritorno della Gloria al nuovo tempio del futuro (Ez 43,1-12; 44,4-5)

Vediamo prima (3.1) il contesto immediato e poi (3.2) il significato delle menzioni della Gloria in quel contesto.

3.1     Contesto: la grande visione conclusiva dei capp. 40-48

Gli ultimi nove capitoli del libro costituiscono una grandiosa visione del rinnovamento del popolo dopo la catastrofe. In primo luogo c'è il progetto di un nuovo tempio a Gerusalemme, intorno al quale la città e poi tutta la terra di Israele verranno rinnovate anch'esse. In parte il testo offre un progetto realizzabile nella storia, in parte c'è una dimensione poetica che coinvolge anche la natura (cf. il ben noto testo di Ez 47,1-12: l'acqua che scorre abbondante dal lato del nuovo tempio e porta vita e fertilità dovunque vada). Non occorre qui entrare nella discussione diacronica riguardo alla genesi del testo di Ez 40-48 che è presentato in prima persona da Ezechiele come il resto del libro; comunque contiene molto lavoro redazionale secondo la maggioranza degli studiosi.

3.2     Significato della visione della Gloria

I capp. 40-42 danno una descrizione dettagliata del progetto di un nuovo tempio. Poi 43,1-9 (sempre in visione) presenta la scena culminante della dedica del nuovo tempio. Non si tratta di una ceremonia liturgica, come era il caso del tempio di Salomone (1 Re 8,1-11). La dedica del nuovo tempio verrà effettuata da Dio stesso, con il ritorno della sua Gloria nel nuovo edificio. La Gloria verrà dal Oriente (43,1-2), con un suono come di molte acque (cf. 1,24) e la terra sarà illuminata dal suo splendore. La voce di Ezechiele nota esplicitamente (43,3) che questa visione della Gloria "era simile a quella che avevo visto quando andai per distruggere la città [cioè, i capp. 8-11) e simile a quella che avevo visto presso il canale Chebar [cioè, i capp. 1-2]". È chiaro che i redattori volevano usare il tema della Gloria in maniera "sistematica" per unificare le diverse parti del libro.

La Gloria entra attraverso la porta orientale (da dove era uscita secondo 10,19 e 11,22-23) e riempie il tempio con lo splendore della sua presenza. E proprio questo è il significato della visione: la presenza di YHWH è il nuovo futuro per il popolo. La conferma viene nelle ultime parole del libro (48,35), dove (senza menzionare la Gloria) si annuncia il nuovo nome per la Gerusalemme dell'avvenire: "YHWH è là" (nome che nell'ebraico ha una certa somiglianza sonora con il nome "Gerusalemme").


APPENDICE: Il tema "gloria di YHWH" nella tradizione sacerdotale (P)

1. In rapporto al culto istituito sul Sinai
Esod 24,15b-18; Esod 40,34-35; Lev 9,6.23; cf. 1 Re 8,10-11

2. In rapporto al cammino del popolo nella storia
Esod 16,7.10; Num 14,10; Num 17,7; Num 20,6


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