Con questa lezione iniziamo una serie di quattro presentazioni dedicate
al contesto storico e sociale dei profeti e degli scritti profetici. Si
coglie l'importanza di questo tema già dal fatto che parecchi libri
profetici iniziano proprio con delle indicazioni del contesto storico del
profeta in questione.
Cominciamo dai profeti del 8º secolo (Amos, Osea, Isaia, e Michea) e
vedremo i seguenti punti:
Ci sono due bibliografie specifiche per questa lezione (1) (2). La tavola cronologica della lezione si trova qui.
Fonti bibliche: 2 Re 14-20 e i capitoli corrispondenti (ma non identici) di 2 Cron 25-32, ma anche riferimenti sparsi nei quattro libri profetici in questione.
Fonti extra-bibliche: principalmente alcuni testi dall'Assiria (cf. ANET 281-288; TUAT 1:370-392; Briend 85-126; COS 2.117-119:284-305). Cf. le abbreviazioni e la bibliografia.
Tutte queste fonti vanno utilizzate con cautela dallo storico, in quanto nessuna di essi è stata composta secondo i criteri di una storiografia critica moderna. Contengono senz'altro materiali storici ma presentati secondo una propria tendenza – più teologica nel caso dei testi ebraici (teologia deuteronomistica in 2 Re, teologia del Cronista in 2 Cron), più propagandistica nel caso dei testi assiri.
L'archeologia fornisce dati interessanti per alcuni aspetti della vita sociale e economica dei due regni nell’ottavo secolo (cf. le sintesi di Mazar e di Stern).
Vediamo primo (2.1) la situazione internazionale, poi (2.2) gli avvenimenti in Israele del Nord, e infine (2.3) la situazione in Giuda.
L'importanza di una conoscenza della situazione internazionale nel 8º sec. (e nei periodi successivi anche) viene dal fatto che Israele e Giuda, due piccoli regni, erano sempre condizionati dalle politiche delle grandi potenze intorno a loro.
Abbiamo visto che nella seconda metà del 9º sec. le grandi potenze (Egitto e Assiria) non erano in grado di intervenire negli affari del Levante, lasciando agli Aramei di Damasco il ruolo di potenza regionale nell'area. L'attacco del re assiro Adad-nirari III contro Damasco ca. 802 costituiva un'eccezione. L'indebolimento degli Aramei dava a Israele del Nord e in modo minore e subordinato anche al regno di Giuda la possibilità di espansione territoriale e di maggior prosperità economica (testimoniata anche dal libro di Amos).
La situazione cambia intorno a 745, quando un re forte, Tiglat-pileser III, iniziò a regnare nell'Assiria. Proseguiva una politica di espansione verso il Mediterraneo, volendo uno sbocco sul mare e il controllo dei commerci marittimi del Levante. Il nuovo imperialismo assiro aveva effetti pesanti per Israele del nord e (in minore misura) per Giuda. Tale crisi portò alla destruzione politica del regno del nord e a gravi danni in Giuda che però sopravvisse come entità politica.
Due fasi sono da distinguere: la prima invasione assira (ca. 734-33), che strappò da Israele gran parte del suo territorio, e la seconda invasione con la presa della capitale Samaria e la fine del regno (722-21).
Si tratta della cosiddetta guerra Siro-Efraimita (cf. 2 Re 15,29; 16; Is 7; e probabilmente anche Os 5,8ss). La pressione assira su Israele obbligava il re Menahem a pagare un tributo di vassallaggio ca. 738. Temendo interventi ancora più pesanti dall'Assiria, Israele del nord si alleò con gli Aramei di Damasco (i nemici di prima) in una coalizione anti-assira. Volevano anche la partecipazione di Giuda, il cui re (Acaz) però rifiutò l'invito. Gli alleati (Israeliti del Nord ["Efraim"] e gli Aramei di Damasco (i Siriani) decisero di invadere Giuda e sostituire Acaz con un re più malleabile. Acaz, in grave pericolo, si rivolse agli Assiri, offrendo un "regalo" (= tributo) a Tiglat-pileser III e ricevendo in contraccambio l'aiuto del re assiro, che con ogni probabilità aveva comunque l'intenzione di invadere Damasco e Israele del nord. Il re assiro prese gran parte del territorio di Israele, che incorporò nell'impero assiro. Agli Israeliti rimase solo un piccolo territorio intorno alla capitale Samaria.
La seconda invasione assira veniva come risposta al tentativo di ribellione del re Osea nel 724. Dopo un assedio abbastanza lungo Samaria fu presa nel 722 dal re assiro Salmaneser; il suo successore Sargon V completò la conquista nel 721 e incorporò anche la zona di Samaria nell'impero assiro. Gli assiri deportarono parecchie migliaia di Israeliti in diverse località orientali dell'impero e fecero arrivare coloni da altre parti dell'impero a Samaria.
Centinaia di profughi israeliti trovarono riparo a Gerusalemme probabilmente nel nuovo quartiere occidentale della città in espansione durante l'ottavo secolo (esplorato negli ultimi decenni dagli archeologi). È probabile che i profughi portarono con se anche le tradizioni religiose del Nord, che da allora cominciano a fondersi con le tradizioni di Giuda – una fusione di grande importanza per la formazione futura dei libri sacri.
Mentre Giuda non aveva problemi con gli assiri durante il regno di Acaz, la situazione cambiò con il suo figlio e successore, Ezechia (ca. 727-698, o secondo un'altra possibile cronologia 715-687). Due volte parteciò con altri stati vicini in rivolte anti-assire: nel 713-711 (senza gravi conseguenze) e nel 705-701 all'inizio del regno del re assiro Sennacherib, successore di Sargon II. In quell'occasione, inizialmente le cose andavano bene per i ribelli perchè Sennacherib doveva prima domare una serie di rivolte nella Mesopotamia e vicinanze, ma quando il re riuscì nel 701 ad arrivare nell'occidente con un forte esercito, dopo aver liquidato altri ribelli (alleati di Ezechia), la situazione di Giuda era quasi disperata. Dopo aver preso 46 città di Giuda, secondo un'iscrizione dello stesso Sennacherib, il re strinse d'assedio Gerusalemme. Sorprendentemente gli assiri non distrussero la città ribelle (contro la loro pratica normale) ma accettarono un enorme tributo da Ezechia come multa e amputarono parecchio territorio da Giuda, lasciando il regno devastato, diminuito, e soggetto strettamente a vassallaggio. Nondimeno la tradizione biblica (2 Re 18-19) vide in questi avvenimenti la mano di Dio che proteggeva la sua città eletta, sconfiggendo in modo miracoloso gli assiri.
Quattro dei profeti "classici" svolsero la loro attività in quegli anni drammatici. Cf. la tavola cronologica. C'erano anche altri profeti in quel tempo (cf. i commenti critici indirizzati ad alcuni di loro in testi come Is 3,2; 28,7; Mic 3,5-7). Per adesso vediamo molto brevemente le grandi linee dell'attività personale dei quattro profeti menzionati nel loro contesto storico; più avanti vedremo più dettagliatamente alcuni di loro nella discussione dei libri profetici.
Il ministero di Amos viene situato nel regno di Geroboamo II di Israele, probabilmente intorno all'anno 760. Ci sono ragioni per pensare ad un ministero piuttosto breve, forse meno di un anno. Originario di Tekoa in Giuda (ca. 10 km al sud di Betlemme), Amos sentì la chiamata di annunziare la parola di YHWH nel regno del nord. È un tempo di pace e prosperità, però con un divario sempre maggiore fra i ricchi del regno e la massa della popolazione. Grande tema di Amos è la critica dell'ingiustizia sociale e la denuncia dell'oppressione degli indifesi. Annunziò per prima la fine del regno del nord: "È maturata la fine per il mio popolo Israele; non gli perdonerò più" (Am 8,2). Il suo ministero terminò bruscamente, a quanto sembra, quando ha ricevuto un ordine di espulsione dal regno del nord (Am 7,10-17).
Unico fra i profeti classici, Osea è originario di Israele del nord e svolse il suo ministero piuttosto lungo lì. L'anno della chiamata non può essere determinato con precisione, forse intorno al 750 (poco prima, cioè, dell'inizio dell'espansione assira sotto Tiglat-pileser III). Probabilmente continuò la sua attività per circa 25 anni, quasi alla fine del regno nel 722. Mentre Amos parlava soprattutto di abusi sociali, il messaggio di Osea era molto più orientato a temi di culto (contro il sincretismo e politeismo popolare) e di politica. Prende posizione riguardo alla guerra Siro-Efraimita (probabile riferimento delle menzioni di guerre in Os 5,8ss) e riguardo al caos degli ultimi decenni del regno del nord (frequenti colpi di stato). Vari temi della teologia di Osea (per es., la metafora sponsale per fedeltà e infedeltà cultica e religiosa) avranno un forte influsso sul Deuteronomio e i teologi deuteronomistici dei secoli successivi.
Contemporaneo di Osea per la prima parte del suo lungo ministero, Isaia
era originario di Gerusalemme e svolse la sua attività profetica
interamente nella città, a quanto pare. Molto colto, probabilmente
apparteneva alle classi dirigenti di Gerusalemme.
Ricevette la sua chiamata poco prima della guerra Siro-Efraimita, forse
intorno al 740 o 736. Tema dominante nel suo proprio minstero era la
critica politica nei confronti dei re Acaz e Ezechia; forte la sua
insistenza sulla necessità per re e popolo di confidare totalmente in
YHWH e non in alleanze politiche. Continuò la sua attività fino all'anno
700 circa.
Come Amos era originario di Giuda rurale. La cronologia del suo ministero è incerto; alcuni studiosi sostengono che iniziò prima della caduta di Samaria (722) e continuò fino all'invasione di Sennacherib (701). Comunque svolse il suo ministero in Giuda. La critica sociale è un tema dominante in Mic 1-3, la parte del libro che ha più probabilità di riflettere l'attività di Michea stesso; molti studiosi attribuiscono i capp. 4-7 a discepoli e redattori dopo il tempo di Michea.
Nonostante le notevoli differenze fra i quattro profeti menzionati,
erano d'accordo su un messaggio centrale, cioè, che Israele e/o Giuda si
trova in pericolo mortale, non semplicemente per l'avanzata degli Assiri
(dimensione storica) ma in ultima analisi perchè YHWH non poteva più
tollerare gli abusi flagranti nel suo popolo (dimensione meta-storica).
Tali abusi si manifestavano principalmente in tre aree della vita del popolo, che sono
le tre grandi temi della critica profetica nell'ottavo secolo: abusi
sociali, abusi cultici, assenza di criteri morali nella vita politica.
Infatti, anche se probabilmente l'uno o l'altro di questi profeti (Osea
in primo luogo, anche Isaia) pronunciava anche qualche oracolo di promessa di un
futuro migliore, indubbiamente la nota dominante nella profezia
dell'ottavo secolo era quella di critica e di annunzio di un giudizio
divino imminente nella storia del popolo.
La verifica di questo messaggio non certo molto gradito nè ai capi nè al popolo dei due regni arrivò, per quanto riguarda la profezia di Amos e di
Osea, già nel 722 con la caduta di Samaria e la fine del regno del nord come entità politica.