Proseguendo nella sintesi dell'ambiente storico dei profeti classici,
arriviamo in questa lezione ai profeti del periodo ca. 640–586 a.Cr.,
cioè, Geremia in primo luogo ma anche alcuni dei "profeti minori" (Sofonia,
Naum e Abacuc).
Vedremo i seguenti tre punti
Ci sono due bibliografie per questa lezione (1) (2). La tavola cronologica della lezione si trova qui.
Le fonti bibliche si trovano soprattutto in 2 Re 21-25 (cf. anche 2 Cron 33-36). Qualche informazione supplementare si può cogliere nei libri profetici che riflettono, in un modo o l'altro, il periodo in questione, principalmente il libro di Geremia, ma anche Naum, Abacuc e Sofonia. È stato già sottolineato il bisogno di trattare tali testi religiosi con cautela come fonti storiche.
Ci sono anche alcune iscrizioni ebraiche non-bibliche e altri documenti simili: per esempio, gli ostraci (iscrizioni su frammenti di terracotta [in inglese "sherds"]) trovati a Lachish, Meṣad Ḥashavyahu (nei pressi di Yavneh-Yam), e Arad. I testi si trovano nelle collezioni di ANET 321-322; Briend, Textes 134-135 (Meṣad Ḥashavyahu o Yavneh-Yam) e 142-145 (Lachish); COS 3.41:77-78 (Meṣad Ḥashavyahu o Yavneh-Yam), 3.42A-F:78-81 (Lachish), 3.43A-M:81-85 (Arad); TUAT 1:249-252 (Meṣad Ḥashavyahu [Yavneh-Yam] e Arad) e 620-624 (Lachish) [cf. le abbreviazioni e la bibliografia].
Di grande utilità sono i testi mesopotamici, assiri e poi babilonesi. Cf. ANET 289-301 (iscrizioni assire) e 303-305 con 563-564 (testi babilonesi); Briend, Textes 126-142; COS 2.120:306 (iscrizione del re assiro Esarhaddon) e 2.121-122:306-310 (testi babilonesi dei re Nabopolassar e Nabuchodonosor [Nebuchadrezzar II]).
Nella lezione precedente abbiamo visto come gli Assiri controllavano
gran parte della Siria e Palestina alla fine del 8º sec. Il regno di
Israele del nord è stato completamente incorporato nel sistema delle
provincie dell'impero assiro, che così arrivava fino a Betel, meno di 20
km al nord di Gerusalemme. Esisteva ancora il regno di Giuda con un re
davidico, ma con un territorio assai ridotto a causa della ribellione del
705–701 e con l'obbligo di pagare un forte tributo annuale come vassallo
dell'Assiria.
Proseguiamo adesso vedendo prima (2.1) la scena internazionale nel 7º secolo, e poi (2.2) le vicende interne del regno di Giuda.
Conviene dividere il periodo seguente in tre fasi.
Il culmine della potenza assira arrivò intorno al 663 a.Cr. quando il re Assaraddon [Esarhaddon] conquistò l'Egitto. Tutta la Mezzaluna fertile era allora sotto dominio assiro. Anche se le forze assire si ritirarono dall'Egitto dopo pochi anni, il nuovo faraone Psammetico I proseguiva una politica completamente pro-assira.
Un primo segno premonitorio per le sorti future dell'impero arrivò nel 650, quando una rivolta contra gli assiri scoppiò nella Mesopotamia stessa, capeggiata dai babilonesi. Anche l'Egitto prese parte nella rivolta. Il re assiro Assurbanipal riuscì a domare i ribelli, conquistando la Babilonia nel 648, ma l'Egitto si era ormai reso indipendente e gli assiri non avevano più la forza di cambiare la situazione.
C'era una calma relativa per tutto il resto del regno di Assurbanipal, ma alla sua morte ca. 627 l'impero entrava in una crisi irreversibile. Alla guerra civile per la successione al trono si aggiungeva l'attacco dei popoli intorno all'Assiria (in primo luogo i Medi). Finalmente nel 612 un'alleanza di Medi e Babilonesi prese la città capitale di Ninive e la rase al suolo. Così finì l'impero assiro come entità politica, anche se c'erano alcune città assire ancora in grado di combattere.
Senza difficoltà i Babilonesi presero il posto dell'Assiria come potenza dominante nella Mesopotamia, ma per il controllo del Levante dovevano lottare contro gli Egiziani che volevano restaurare il loro tradizionale dominio su Palestina e Siria. Il piccolo regno di Giuda si trovava in mezzo a questo conflitto fra le grandi potenze, come vedremo fra poco.
La battaglia decisiva fu combattuta a Carchemish (sulla frontiera odierna fra Siria e Turchia) nel 605: i Babilonesi sotto il principe ereditario Nabuchodonosor (più esattamente "Nebuchadrezzar", ma viene chiamato più comunemente "Nebuchadnezzar") sconfissero le forze egiziane del faraone Necho alleato con le forze assire rimanenti. Ormai il Vicino Oriente è sotto il controllo babilonese; è l'impero neo-babilonese. Gli egiziani si ritirarono dentro i confini propri, ma non abbandonarono le pretese di intervenire negli affari del Levante (e di Giuda), come vedremo.
Il periodo da ca. 700 fino alla presa di Gerusalemme da parte dei babilonesi nel 587 (o 586) può essere diviso in tre fasi, che corrispondono alle tre fasi della situazione internazionale appena delineate, cioè, prima (2.2.1) il periodo del predominio assiro, poi (2.2.2) gli anni del crollo dell'Assiria e l'ascesa della Babilonia, e infine (2.2.3) il periodo dell'egemonia babilonese.
Dopo la morte del re Ezechia (697 oppure 687), il successore Manasse iniziò il suo lungo regno (697–642 oppure 687–642). Dal punto di vista politico è stato un regno notevole, in quanto il re, pur rimanendo un vassallo dell'Assiria, riuscì a risollevare le sorti di Giuda gravemente danneggiata dalla rivolta di Ezechia.
Dal punto di vista religioso, però, i teologi deuteronomistici giudicavano Manasse come il peggiore di tutti i re davidici (cf. l'impressionante requisitoria di 2 Re 21). Anche se lo status di vassallo di Assiria implicava necessariamente il riconoscimento del dio Assur a livello di culto ufficiale da parte del re, sembra che Manasse lasciava libertà di esercizio a tutti i culti tradizionali indigeni di Baal e altre divinità. Certo non è facile per lo storico determinare precisamente la condizione religiosa di Giuda, vista la natura polemica del testo di 2 Re 21, ma sembra che comunque bisogna parlare di una situazione di decadenza notevole. Forse non è un caso che nessun dei profeti classici della Bibbia era attivo durante il tempo di Manasse, il regno più lungo di tutti i re davidici. Ci si può domandare se la menzione di "sangue innocente" versato in grande quantità a Gerusalemme (2 Re 21,16) possa implicare anche una persecuzione di profeti sconosciuti che si opposero alla politica religiosa del re.
Nessun cambiamento sostanziale durante il breve regno del figlio di Manasse, Amon (642–640) che morì assassinato in un colpo di stato, ma il giovane successore Giosia (640–609) era anch'egli della casa di Davide. Venuto al trono all'età di solo otto anni, Giosia chiaramente fu guidato completamente dai reggenti per almeno dieci anni, durante i quali la situazione religiosa doveva rimanere immutata.
Sono gli anni del crollo rapido dell'impero assiro e dell'ascesa della Babilonia, e corrispondono al periodo del regno effettivo di Giosia ormai adulto e in grado di regnare in propria persona. Anche se il vassallaggio verso l'Assiria continuava de iure inizialmente, de facto Giuda (con gli altri piccoli regni della regione) si faceva indipendente. Questo processo di rinascita politica e nazionale aveva anche la sua dimensione religiosa (l'importante testo teologico di 2 Re 22–23 dà naturalmente molto più importanza a quest'ultimo aspetto).
Sul versante politico Giosia riuscì a ricuperare i territori di Giuda persi dopo la sconfitta di 701 e ad estendere il suo dominio anche su una parte del ex-regno del nord. È ben comprensibile che tali successi generavano un senso di ottimismo e di speranza in Giuda.
Sul versante religioso Giosia iniziò un processo di riforma (la cosiddetta "riforma deuteronomica"). Faceva togliere le immagini di divinità assire dal tempio a Gerusalemme (segni della sudditanza politica) e si mosse anche contro i culti delle divinità indigene (Baal e simili). Agendo secondo i dettami di un "Libro della Legge" trovato nel tempio di Gerusalemme (secondo 2 Re 22–23), il re ordinò la suppressione di tutti i santuari yahwistici fuori di Gerusalemme (finora riconosciuti legittimi dai yahwisti) e centralizzò tutto il culto sacrificale a Gerusalemme (sulla centralizzazione del culto cf. Deut 12). Anche se il testo di 2 Re 22–23 non può essere preso come una semplice cronaca degli avvenimenti (è evidente il forte componente teologico nel testo), le misure politiche di Giosia dovevano avere anche delle ripercussioni in campo religioso.
Nonostante tali successi (e la grande lode attribuitagli dalla storiografia deuteronomistica), Giosia morì relativamente giovane (all'età di ca. 40 anni) nel 609, quando tentò di opporsi all'avanzata del faraone Necho verso il nord per combattere contro i babilonesi. La breve parentesi di independenza finì per Giuda, che si trovava sotto il predominio egiziano per alcuni anni.
Dopo il brevissimo ed infelice regno di Joacaz (2 Re 23,31-34), i re di Giuda in questi ultimi decenni del regno sono Ioiakim (609–598), Ioiachin (598–597, e poi deportato a Babilonia ma ancora riconosciuto come re) e Sedecia (re a Gerusalemme 597–586).
Come notato sopra, il predominio egiziano durò pochi anni; dopo la battaglia di Carchemish nel 605 tutto il Levante diventò parte dell'impero dei babilonesi. Il re Ioiakim di Giuda abbandonò le riforme religiose di Giosia; il culto di altre divinità riprese forza e le condizioni rassomigliavano a quelle del tempo di Manasse (solo che la potenza dominatrice adesso è la Babilonia e non più l'Assiria). I membri della classe dirigente a Gerusalemme erano divisi: alcuni volevano una politica pro-babilonese, altri guardavano con speranza all'Egitto sperando in un aiuto per liberarsi dal giogo dei babilonesi. (Tale situazione spiega molti aspetti del libro di Geremia, come vedremo.) Due momenti di grave crisi segnalano questi anni.
La prima crisi iniziò poco dopo il 600, quando il re Ioiakim cambiò la sua politica e ribellò contro i babilonesi che erano in difficoltà a causa del fallimento del loro tentativo di invadere l'Egitto. Nel 598 però il grande re Nebuchadrezzar (Nabuchodonosor) arrivò in Giuda con un forte esercito e strinse d'assedio Gerusalemme. Poco prima il re Ioiakim era morto di cause naturali (sembra) e il suo giovane figlio Ioiachin era diventato re. Nel marzo 597 Gerusalemme doveva arrendersi ai babilonesi. Il giovane re e qualche migliaia di persone apparententi alle classi dirigenti insieme ad alcuni sacerdoti e artigiani specializzati furono deportati in Babilonia nel 597. È la prima deportazione da Giuda verso la Babilonia. I babilonesi installarono come re a Gerusalemme un figlio di Giosia di nome Mattania, e come segno del loro dominio ne cambiarono il nome in Sedecia.
La seconda crisi dieci anni dopo portò alla fine del regno. Il re Sedecia sotto pressione del partito pro-egiziano cambiò la sua politica e ribellò contro la Babilonia dal 589 in poi. Venne l'esercito babilonese e l'aiuto promesso dagli egiziani si rivelò un'illusione in pratica. Il destino di Gerusalemme era segnato. Gli assedianti babilonesi aprirono una breccia nelle mura della città nel luglio 587 (o luglio 586: la cronologia esatta rimane oggetto di controversia fra gli studiosi). Il castigo era duro: buona parte della città è stato bruciata, le mura rase al suolo, il tempio distrutto, e una seconda deportazione seguì. Di solito si dice che "il periodo dell'esilio" (terminologia discussa!) iniziò in quel anno, anche se la deportazione del 597 era molto più numerosa (secondo le cifre in Ger 52,28-30).
Come notato sopra, non abbiamo notizie certe di profeti in Giuda durante il lungo regno di Manasse. Poi dal ca. 640 fino alla caduta di Gerusalemme quattro dei profeti classici esercitarono il loro ministero (Geremia, Naum, Abacuc, e Sofonia), e un quinto (Ezechiele) iniziò la sua attività (cf. la prossima lezione). Cf. la tavola cronologica. Ma allo stesso tempo c'erano parecchi altri profeti a Gerusalemme (come risulta da molti testi in Ger) – sia profeti autentici (cf. Ger 26,20-23) che quelli inautentici (cf. Ger 28). Infatti è in questo periodo che il problema di "profeta contro profeta" diventa di un'attualità bruciante, come vedremo nello studio di Geremia.
Anche se la cronologia esatta della sua attività profetica non è certa (come non lo è nemmeno per Naum e Abacuc), sembra che la menzione del regno di Giosia (Sof 1,1) insieme con l'accenno a culti non-yahwistici a Gerusalemme (1,4-5) suggerisca un'inizio almeno del suo ministero durante i primi anni del regno di Giosia, quando de facto il governo stava nelle mani di reggenti (cf. Sof 1,8) e le riforme religiose non avevano ancora avuto inizio. Perciò molti studiosi datano l'attività personale di Sofonia fra il 640 e il 630. Comunque è chiaro che il libro di Sofonia è stato rielaborato durante il tempo dell'esilio babilonese e anche dopo.
Tema principale del piccolo libro di Naum è la caduta di Ninive, ultima capitale dell'Assiria, nel 612. Alcuni studiosi situano il ministero di Naum negli anni immediatamente dopo questo avvenimento. Altri però, notando il riferimento di Naum 3,8 alla presa della città egiziana di Tebe dagli Assiri (qualche anno prima del 660), preferiscono una data più vicina a quell'anno per il ministero di Naum, del quale non si sa niente di concreto a livello biografico, a parte il nome della sua cittadina di origine (Elkos) la cui localizzazione però rimane incerta.
Anche per questo profeta i dati biografici sono inesistenti. Visto però il riferimento in Ab 1,6 ai "Caldei" (identificati in molti testi biblici con i babilonesi, anche se in realtà i due termini non sono sinonimi), molti studiosi pensano che il suo ministero deve essere situato nel periodo dell'egemonia babilonese, cioè negli ultimissimi anni del settimo secolo e poi nei primi anni del sesto secolo prima della caduta di Gerusalemme.
Il libro verrà presentato più dettagliatamente dopo. Qui notiamo rapidamente che molti studiosi accettano la cronologica del libro (Ger 1,2; 25,3) dove l'inizio del suo ministero viene datato al 13º anni del regno di Giosia (cioè ca. l'anno 627). Una minoranza di studiosi però fanno iniziare la sua attività di "profeta critico" nel primo anno del regno di Ioiakim (609–608). Comunque il lungo ministero di Geremia a Gerusalemme durò fino alla caduta della città del 587 (o 586), e poi continuò per qualche anno dopo in Egitto (cf. Ger 42-44).
Nei suoi interventi profetici in mezzo agli avvenimenti drammatici del suo tempo Geremia comprensibilmente insisteva su tre aree tematiche: (1) fedeltà / infedeltà religiosa, ossia la condanna del culto di altre divinità (cf. la riforma religiosa di Giosia), e qui l'influsso di Osea è notevole sia nella tematica che nel linguaggio (metafora sponsale); (2) critica politica, ammonendo i re (Ioiakim e ancora di più Sedecia) a non ribellarsi al giogo dei Babilonesi e a non fidarsi delle promesse di aiuto da parte dell'Egitto; (3) critica di altri profeti (i "falsi profeti") che proclamavano messaggi di liberazione imminente per i deportati della prima deportazione del 597. Più su questi temi nella presentazione del libro.