Profezia e apocalittica: secondo semestre 2006-07
Charles Conroy [www.cjconroy.net/pr-it/pr00a.htm]



Introduzione a Is 40–55 (il Deutero-Isaia)



Questa lezione è dedicata ad una presentazione generale di Is 40–55 (i capitoli detti "Deutero-Isaia" o "Secondo Isaia"). Cominceremo dalla forma finale dei capitoli nel testo masoretico, cercando di vedere dal testo stesso quali avvenimenti siano presupposti da molti testi di questi capitoli e poi quali siano le caratteristische letterarie e tematiche dei capitoli come emergono da uno studio dei loro generi letterari e della loro strutturazione. In fine, passando alla fase di studio diacronico, vedremo le grandi linee della discussione sulla questione della genesi dei capitoli.

I punti principali sono:

  1. Situazione presupposta da molti testi nel Deutero-Isaia
  2. Aspetti letterari e tematici nella forma esistente del testo
  3. Genesi del testo (studio diacronico)

La bibliografia della lezione si trova qui. E per i commentari sul Deutero-Isaia, si veda la bibliografia dei commentari di tutto il libro qui.


1.   Situazione presupposta da molti testi nel Deutero-Isaia

Raggruppiamo i risultati di una breve indagine preliminare sotto i seguenti quattro titoli tematici, pur sapendo che non tutti i temi importanti di Is 40–55 rientrano in questa selezione (per es. il tema del "servo di YHWH", il quale però verrà esaminato in due lezioni successive). I testi menzionati sono solo una selezione, che un'attenta lettura personale dei capitoli potrà senz'altro ampliare ed arricchire.

1.1     Che cosa è accaduto al popolo e perchè?

Israele ha già ricevuto un castigo durissimo da YHWH ed è ridotto assai male (cf. Is 40,2; 42,22-25; 43,28; 49,19). Queste sofferenze hanno lo scopo di purificare il popolo (cf. 48,10).

1.2     YHWH vuole cambiare la situazione

Il messaggio principale di Is 40–55 però non è una spiegazione del presente sullo sfondo delle passate infedeltà del popolo, ma piuttosto un gioioso annuncio di un futuro imminente e diverso. Infatti YHWH vuole cambiare la situazione calamitosa del popolo e della sua città Gerusalemme (cf. 44,26.28; 51,3; 52,5), vuole anche radunare il popolo disperso in tutte le direzioni (43,5-6; 49,12) e in particolare far uscire gli Israeliti dalla Babilonia (48,20).

1.3     Descrizione del cambiamento con motivi dell'Esodo

Questo grande cambiamento salvifico viene descritto poeticamente con molte immagini e figure, un certo numero delle quali alludono a vari tratti delle tradizioni dell'esodo dall'Egitto (secondo il parere di molti studiosi). È importante notare però che si tratta di allusioni poetiche sparse qua e là in mezzo ai poemi, non di un vero racconto in ordine cronologico. Solo per motivi di presentazione si potrebbe tentare di raggruppare queste allusioni sotto le categorie di "uscita", "marcia nel deserto", "arrivo alla destinazione", che poi formeranno la trama narrativa dei racconti sull'Esodo nella forma finale del Pentateuco (che non esisteva come tale ancora al tempo dei brani di Is 40–55).

L'uscita: Come nelle tradizioni del primo esodo l'uscita degli israeliti dall'Egitto fu possibile a causa della destruzione della potenza militare del Faraone e i suoi eserciti, così anche l'uscita degli israeliti dalla Babilonia comporterà la neutralizzazione della potenza dell'impero (cf. 43,14; 46,1-2; 47,1-15). Guidati dal loro Dio, i deportati usciranno (52,11-12: e si noterà nel v. 12 una chiarissima allusione a Esod 12,11 e al motivo della colonna di fuoco e della colonna di nube che accompagnavano gli israeliti nel primo esodo).

La marcia: Dopo l'uscita marceranno attraverso un deserto che verrà reso meravigliosamente fertile (43,16-21; 49,8-12; 55,12-13). Qui il nuovo esodo supera quello primo.

L'arrivo: Mentre la destinazione del primo esodo era piuttosto "la terra dove scorre latte e miele", quella del nuovo esodo viene descritta più specificamente come la città di Gerusalemme (spesso personificata come donna e madre), che verrà ricostruita splendidamente in modo da permettere l'aumento demografico ed economico del popolo tornato (cf. 40,9-11; 49,14-21; 54,1-3.11-17).

1.4     Lo strumento umano di Dio in questi avvenimenti

Mentre nel primo esodo lo strumento umano che rese possibile il cammino di liberazione era Mosè, qui nel Deutero-Isaia il ruolo analogo viene svolto da un re non-ebreo e non-Yahvista, cioè, Ciro re dei persiani (il cui nome si trova esplicitamente a 44,28 e 45,1, ma le allusioni chiare a lui sono assai più numerose: cf. 41,1-5; 45,2-7.9-13; 46,9-11; 48,12-15). Fa impressione notare in questi testi il tono molto favorevole verso il re pagano.

1.5     Conclusione

I testi menzionati nei punti 1.1-1.4 riflettono chiaramente la situazione storica del 6º sec., cioè la caduta di Gerusalemme, le deportazioni in Babilonia, e poi l'ascesa fulminante di Ciro che metterà fine all'impero neo-babilonese. Questi avvenimenti non sono mai raccontati nel libro di Isaia (a differenza di Geremia e Ezechiele, come vedremo) ma formano indubbiamente lo sfondo di molti testi soprattutto nei capp. 40–55. E questo fa vedere che questi capitoli sono molto diversi dai capitoli di Is 1–39 dove spesso si parla della minaccia degli Assiri (che al contrario non hanno nessun ruolo significativo in Is 40–55).

2.   Aspetti letterari e tematici nella forma esistente del testo

Anche dal punto di vista letterario c'è una differenza notevole fra i capp. 40–55 e la maggior parte dei testi nei capp. 1–39 (con l'eccezione del cap. 35 e qualche altro brano più breve).

Molti brani nel Deutero-Isaia si distinguono per uno stile abbondante e lirico, con molte repetizioni e variazioni sugli stessi temi, in netto contrasto con lo stile conciso e energico che è tipico di molti brani nel Proto-Isaia. Ma è soprattutto nell'uso dei generi letterari che Is 40–55 mostra la sua particolarità letteraria.

2.1     Generi letterari caratteristici

Ci sono pochi brani di critica profetica nel Deutero-Isaia (in contrasto con l'abbondanza di oracoli di giudizio con tematica di critica sociale e critica politica nel Proto-Isaia). Due sono i generi caratteristici che influiscono su molti brani in Is 40–55: gli "oracoli di salvezza" e i brani di controversia o di polemica. Vedremo alcuni esempi di ambedue.

2.1.1   I brani di promessa ossia "oracoli di salvezza"

In linea con la tematica dominante di Is 40–55, segnalata già nelle prime parole del cap. 40 "Consolate, consolate il mio popolo...", sono gli annunzi gioiosi di buon futuro che più caratterizzano questi capitoli. Seguendo l'analisi del Westermann nel suo commentario, possiamo notare due sottotipi di questo genere qui. Nel primo sottotipo l'oracolo è formulato nella seconda persona, con un vocativo e l'esortazione "Non temere"; seguono delle affermazioni sull'intervento salvifico di YHWH e le sue conseguenze (cf. 41,8-13; 41,14-16; 43,1-4; 44,1-5). Nel secondo sottotipo non c'è il vocativo nè la formulazione in seconda persona nè l'esortazione "Non temere", ma semplicemente l'annuzio dell'intervento di Dio (cf. 41,17-20; 42,14-17; 43,16-21; 49,7-12).

2.1.2   I brani polemici o di litigio

Un'altra caratteristica del Deutero-Isaia è la frequenza di brani dove la voce profetica si mette a ragionare con i destinatari, discutendo con loro, argomentando l'errore dei loro ragionamenti o delle loro presupposte. Tali testi sono rari nei brani profetici che vengono dal 8º e dal 7º sec. Anche in questo caso ci sono due sottotipi.

Nella prima serie i testi presentano YHWH in discussione polemica (diverse volte nello scenario di un tribunale) con le nazioni e soprattutto con le loro divinità, di cui si insiste che non solo non possono fare niente ma semplicemente non esistono. Cf. 41,21-29; 43,8-13.

Nella seconda serie la disputa di YHWH è con il suo proprio popolo che dubita della possibilità della salvezza dall'esilio e che accusa YHWH per vari motivi. Cf. 40,12-31; 45,9-13. Si noterà in parecchi di questi testi la presenza di elementi innici (che probabilmente vengono ispirati dalle tradizioni liturgiche).

2.2     Organizzazione dei capitoli

2.2.1   Segni di composizione nei capitoli

Anche se chiaramente composti da un numero considerevole di piccole unità, i capitoli di Is 40–55 non sono una semplice giustapposizione di tali unità. Ci sono indizi di una volontà di organizzare il materiale in qualche maniera. Rimaniamo sul livello della forma esistente del libro adesso; può anche darsi che a livello diacronico questi indizi rispecchiano diversi tempi nel processo di formazione del testo.

2.2.1.1    Una doppia inclusione

Prima di tutto notiamo, con molti studiosi, la presenza di una doppia inclusione fra l'inizio del blocco (cap. 40) e la sua fine (cap. 55): (1) il motivo di (nuovo) esodo (40,3-5.9-11; 55,12-13), e (2) il tema dell'efficacia della parola di Dio che annuzia la salvezza (40,5.8; 55,10-11).

2.2.1.2    Una divisione bipartita (grosso modo capp. 40–48; 49–55)

Molti studiosi accettano una divisione di Is 40–55 in due parti. C'è una discussione sul punto preciso della divisione – fra 48,19 e 48,20 secondo alcuni, alla fine del 48 secondo altri, dopo il 49,13 secondo altri – ma questa incertezza non cambia la validità della proposta in generale, che è basata su indizi convincenti nel testo. Infatti (1) nei capp. 40–48 il popolo viene quasi sempre indicato con i nomi "Giacobbe" o "Israele", mentre nei capp. 49–55 il termine preferito è "Sion" o "Gerusalemme"; (2) soltanto nei capp. 40–48 troviamo riferimenti al re Ciro (sia in forma di menzione esplicita del suo nome a 44,28 e 45,1, sia in forma di allusioni); (3) soltanto nei capp. 40–48 troviamo temi importanti come la polemica contro gli idoli, gli inviti a presentarsi al tribunale, gli appelli argomentativi alla profezie antiche come prova della veridicità e dell'attendabilità della profezia attuale. Visto tutto questo, è difficile negare che i capp. 49–55 abbiano una loro individualità specifica, anche se ci sono anche molti contatti con i capp. 40–48 e c'è la doppia inclusione (già indicata) a legare insieme i due blocchi nella forma esistente del libro.

Alcuni studiosi hanno notato che al centro dei capp. 40–48 troviamo i testi che presentano il re Ciro esplicitamente (44,24–45,8); dopo di che ci sono testi che parlono della sconfitta di Babilonia. Poi al centro dei capp. 49–55 c'è il lungo brano che presenta il servo sofferente (52,13–53,12), dopo di che vengono brani che parlono della restaurazione e glorificazione di Gerusalemme. Contrasti e corrispondenze puramente casuali o forse voluti dai compositori del libro?

2.2.2   Una proposta di strutturazione di Is 40–55

Un certo numero di studiosi negli ultimi decenni (Charpentier, Rendtorff, Mettinger, Jüngling, ed altri) hanno proposto un'articolazione della materia in Is 40–55 secondo i brani innici che sono sparsi ad intervalli nel testo (per es. 42,10-13; 44,23; ecc). La tesi è che la posizione di questi brani innici vuole indicare la fine di una sezione del testo. Vedere lo schema della proposta.

Anche se non tutto è chiaro qui (per es. le divisioni nei capp. 50–55 nonchè l'uso del termino "inno" per tutti i brani così denominati sopra), si può comunque utilizzare la proposta come un aiuto per guidare la lettura dei capitoli.

2.2.3   Un'altra proposta: struttura drammatica

Nel suo grande commentario (1999) Baltzer ha offerto una divisione del testo di Is 40–55 in Atti e Scene, come un dramma da presentare in un teatro. Qualche studioso aveva proposto una teoria simile prima di Baltzer, ma nessuno l'ha argomentato a livello di dettagli esegetici come lui. Bisogna ammettere che i colleghi per lo più non l'hanno accolto, e probabilmente con ragione. Ciò non toglie però che c'è indubbiamente una tonalità drammatica in molti brani del Deutero-Isaia (cambiamenti di voci, allusioni a scenari [per es. il tribunale], ecc.), anche se difficilmente possiamo immaginare una vera e propria rappresentazione teatrale del testo nelle circostanze sociali di Giuda dell'epoca postesilica (come vorrebbe Baltzer).

3.   Genesi del testo (studio diacronico)

La grande svolta negli studi isaiani degli ultimi venti o trenta anni ha avuto un impatto notevole anche sulla maniera di capire la genesi del Deutero-Isaia, mettendo in discussione la posizione critica tradizionale che viene vista da molti adesso come troppo semplice.

3.1     Posizione critica tradizionale

Fino alla metà degli anni 1970 la maggiore parte degli studiosi capivano la genesi di Is 40–55 grosso modo come segue. Al profeta anonimo, detto Secondo Isaia e generalmente localizzato fra i deportati in Babilonia, venivano attributi la grande maggioranza dei testi, eccetto forse i "canti del Servo" (42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13–53,12) e molto probabilmente i brani che deridono la costruzione di statue di altre divinità (40,18-20; 41,6-7; 44,9-20; 46,5-8), e pochi altri brani. Il profeta avrebbe proclamato oralmente il suo messaggio, che poi veniva sintetizzato in forma scritta (o da lui stesso o dai suoi discepoli) seguendo gli stessi generi letterari della sua predicazione orale.

Una minoranza di studiosi proponevano un ministero del profeta in due fasi: prima in Babilonia e poi, dopo il suo ritorno in patria, in Gerusalemme. Così pensavano di poter spiegare meglio le differenze (notate sopra) fra i capp. 40–48 e 49–55.

3.2     Dibattito recente ancora in corso

Come conseguenza della "riscoperta" di Is 1–66 come libro e non una semplice giustapposizione di tre parti praticamente indipendenti, gli studiosi degli ultimi anni cercano di capire la genesi di Is 40–55 all'interno della genesi dell'intero libro. Le ricerche sono ancora in pieno svolgimento e le proposte sono diverse. Ma già alcune linee di consenso sembrano emergere.

(1) Molti adesso limitano il contributo del "Secondo Isaia" ai materiali che si trovano nei capp. 40–48 (e neanche tutto il contenuto di quei capitoli). Generalmente il "Secondo Isaia" viene capito come un individuo che svolse il suo ministero profetico fra gli esiliati in Babilonia, anche se c'è qualche studioso che preferisce pensare ad un gruppo di profeti che avevano molto in comune, compreso una stretta relazione con gli ambienti delle tradizioni liturgiche (forse leviti-cantori del Tempio distrutto dai Babilonesi: cf. i numerosi contatti con il linguaggio liturgico).

(2) La maggior parte di ciò che si trova nei capp. 49–55 (o forse tutto, secondo alcuni) ha avuto origine in Gerusalemme fra i seguaci del profeta, mentre cercavano di attualizzare il suo messaggio (contestato e rifiutato da alcuni in Gerusalemme) per le circostanze mutevoli degli anni della difficile ricostruzione della comunità di Yehud. Queste attualizzazioni venivano fatte a diverse riprese, e le fasi più recenti avvenivano in concomitanza con simili attualizzazioni anche nella prima parte del libro (capp. 1–39*) e nella terza parte (capp. 56–66*).

Per ulteriori dettagli si rimanda alle monografie recenti che sono elencati nella bibliografia della lezione.


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