Profezia e apocalittica: secondo semestre 2006-07
Charles Conroy [www.cjconroy.net/pr-it/pr00a.htm]



Profeta contra profeta



Anche se il tema di conflitto fra profeti si trova in parecchi libri profetici (cf. Is 28,7; Mic 3,5-8.11; Ez 13-14), è particolarmente caratteristico del libro di Geremia. L'intento di questa lezione è di offrire una presentazione sintetica del tema. I punti principali sono:

  1. Introduzione: situando il tema
  2. Due testi emblematici (Ger 26 e 28)
  3. La questione dei cosiddetti "criteri" di una vera profezia

Materiale bibliografico sui testi pertinenti di Geremia e sulla tematica nell'AT in generale si trova qui: 1 / 2 / 3.


1.   Introduzione: situando il tema

Abbiamo già visto come il libro di Ger presenta il ministero del profeta in un quadro di forte opposizione nei suoi riguardi, il che gli ha causato sia sofferenze fisiche (cf. Ger 20,2; 38) che angoscia interiore (le Confessioni). Tale opposizione si spiega già dal contenuto principale del messaggio che Geremia doveva dare al popolo, cioè, l'annuncio del giudizio imminente per le loro infedeltà. E poi dopo l'inizio della ribellione finale contro la Babilonia Geremia veniva visto come un traditore (cf. 38,4), che esortava ad abandonare la lotta per l'indipendenza nazionale in favore di un'accettazione del giogo di Babilonia. Allo stesso tempo però molti altri profeti a Gerusalemme, suoi contemporanei, annunciavano un messaggio completamente diverso, assicurando al popolo vittoria e prosperità (שׁלום: šālôm) se continuavano la lotta contro Babilonia.

Questi colleghi-oppositori di Geremia, i profeti di šālôm, ricevono il titolo di "nabi" nel testo ebraico del libro, proprio come Geremia. (In una decina di testi, però, la versione greca li chiama pseudoprophētai "profeti falsi", termine che non si trova nell'ebraico corrispondente.) Erano fra gli oppositori più accaniti di Geremia. Qualcuno di essi lo conosciamo di nome (cf. Ger 28) ma generalmente vengono menzionati come gruppo, spesso in associazione con i sacerdoti e per questo motivo potrebbe darsi che facevano parte di quei profeti che avevano una funzione nel culto del tempio (cf. gli oracoli menzionati nei Salmi 50 e 95). Sarebbe inesatto però stabilire un'equazione generale: "profeta cultico = profeta falso".

2.   Due racconti emblematici

Il tema "profeta contro profeta" è particolarmente visibile a livello narrativo nel blocco di capitoli Ger 26-29. Esaminiamo brevemente due testi significativi di questo blocco: il cap. 26 (2.1) che evidenzia bene quanta ostilità certi profeti nutrivano nei riguardi di Geremia, e poi il cap. 28 (2.2) che presenta uno scontro faccia a faccia fra Geremia e uno dei profeti oppositori, Anania, dove i due profeti proclamano al popolo in nome di Dio due messaggi contraddittori.

2.1      Geremia nel Tempio (cap. 26)

Il contesto dello scontro viene presentato in 26,1-6: nel primo anno del re Ioiakim (609/08) Geremia riceve l'ordine da Dio di recarsi al Tempio per pronunciare una forte denuncia del cammino del popolo e per esortarli ad un cambiamento radicale, in modo da scongiurare la minacciata distruzione del Tempio e della città. (Il contenuto del discorso qui presentato sinteticamente lo troviamo in forma estesa, con molti tratti di linguaggio deuteronomistico, nel 7,1–8,3.)

Il testo del cap. 26 s'interessa più delle conseguenze del discorso di Geremia. Il profeta viene arrestato e accusato (principalmente dai "sacerdoti e profeti": vv. 8, 11, 16) di aver fatto in nome di YHWH un annuncio falso, cioè, la minaccia della distruzione di Gerusalemme, quando invece (è da sottintendere nel testo) YHWH ha garantito la sicurezza della sua città e ha confermato questa garanzia quasi un secolo prima (gli avvenimenti del 701). Dunque Geremia – così l'implicazione dell'accusa – si è manifestato come falso profeta, e come tale dev'essere condannato a morte (secondo Deut 18,20-22).

L'auto-difesa di Geremia (vv. 12-15) si riduce essenzialmente ad una ripetizione dell'asserto "YHWH mi ha mandato" (vv. 12 e 15). Qui si vede la vulnerabilità pubblica di un profeta in una situazione di processo giuridico. Comunque sia, questa risposta di Geremia, anche se giuridicamente debole, convince "i capi e tutto il popolo" (v. 16), che si rivolgono ai "sacerdoti e profeti" (che chiaramente mantenevano l'accusa) dicendo che essi (capi e popolo) credono che Geremia ha veramente ricevuto una parola da Dio da annunciare e che dunque non merita la morte. L'assoluzione di Geremia viene proposta anche da alcuni anziani del paese (vv. 17-19) con un argomento basato su un precedente storico, cioè, un messaggio analogo pronunciato dal profeta Michea al tempo del re Ezechia (cf. Mic 3,12). Gli accusatori (i sacerdoti e i profeti) non intervengono più; evidentemente non possono rispondere a questi argomenti.

Così Geremia viene salvato ma, per sottolineare quanto grave sia stato il pericolo, il testo prosegue nei vv. 20-23, raccontando di un altro profeta (Uria) che in quel tempo profetizzò "con parole simili a quelle di Geremia" (v. 20) ed è stato giustiziato, nonostante un tentativo di mettersi in salvo fuggendo in Egitto.

2.2      Lo scontro fra il profeta Geremia e il profeta Anania (cap. 28)

Vediamo prima (2.2.1) il contesto di questo scontro, per poi (2.2.2) passare ad un commento sintetico sul brano. Leggiamo il testo come lo troviamo adesso nel testo ebraico massoretico (uno studio più approfondito dovrebbe evidentemente esaminare attentamente anche il testo greco).

2.2.1     Contesto (cfr. Ger 27)

L'episodio del cap. 28 viene situato nei primi anni del regno di Sedecia, probabilmente nel suo quarto anno 594/93 (28,1: con problemi di critica testuale, però, che coinvolgono anche il cap. 27). Ci troviamo dunque alcuni anni dopo la prima deportazione in Babilonia (597). In quel momento i Babilonesi si trovavano in difficoltà, sia per una ribellione contro il re Nabucodonosor (Nebuchadrezzar) all'interno della Babilonia stesso che per l'accessione di un nuovo re in Egitto, il faraone Psammetico II (r. 595-589), che perseguiva una politica anti-Babilonese. Incoraggiati da questi fattori, diversi piccoli stati vassalli della Babilonia nella zona Siro-Palestinese volevano organizzare una rivolta contro la Babilonia. Ger 27 parla di una riunione dei loro ambasciatori proprio a Gerusalemme per questo motivo. In quell'occasione Geremia riceve il commando da YHWH di mettersi sulle spalle un giogo di legno e di andare in giro così a Gerusalemme. L'atto simbolico doveva significare che era volontà di YHWH che Giuda e gli altri stati accettassero il giogo di Babilonia per il momento senza ribellarsi.

2.2.2     Commento sul cap. 28

[vv. 1-4] Nel solenne scenario del Tempio, in presenza di sacerdoti e popolo, il profeta Anania (qui menzionato per la prima volta) annuncia a Geremia (che porta il giogo di legno di cui sopra) di aver ricevuto da YHWH un oracolo profetico (si noti la classica "formula del messaggero" che introduce l'oracolo di Anania nel v.2). Si tratta di un annuncio di buon futuro: entro due anni il giogo della Babilonia verrà certamente spezzato e gli arredi sacri del Tempio portati via dai Babilonesi nel 597 torneranno al loro posto insieme con i deportati (vv. 2-4). Un oracolo che dice l'esatto contrario dell'azione simbolica di Geremia.

[vv. 5-9] Rispondendo, Geremia non accusa Anania di dire il falso (si noti come il narratore nel v. 5 dia lo stesso titolo "il profeta" a tutti e due). Per primo, Geremia dice che vorrebbe che le parole di Anania fossero vere (v.6); qui viene presentato ciò che Geremia uomo di Giuda avrebbe desiderato. "Tuttavia..." (v. 7) c'è qualcosa che impedisce a Geremia profeta di sottoscrivere l'annuncio fatto da Anania, cioè, la sua conoscenza del contenuto delle profezie autentiche del passato che in prevalenza erano profezie con tonalità negativa ("guerra, fame e peste": v. 8). Conseguentemente quando si tratta di profezie di buon futuro (šalôm), bisogna aspettare che si realizzino prima di accettarle come autentiche (v. 9). In altre parole, la presunzione di autenticità sta con una profezia che comunica un messaggio duro e impopolare, non con una di tipo consolante e gradevole.

[vv. 10-11] Apparentemente certo del fatto suo, Anania a sua volta fa un'atto simbolico: rompe il giogo di legno che Geremia porta sul collo, annunciando nel nome di YHWH che questo significa la rottura del giogo della Babilonia entro due anni (vv. 10-11). La reazione di Geremia viene presentata nelle quattro ultime parole del v. 11: se ne va in silenzio. Un silenzio però teologicamente eloquente, in quanto mostra che Geremia non dispone della parola di YHWH in modo da poterla annunciare quando vuole o quando gli farebbe commodo per evitare una brutta figura (come qui). Al contrario il profeta autentico proclama il messaggio divino soltanto quando gli viene dato da Dio.

[vv. 12-17] Effettivamente dopo un certo tempo Geremia riceve di nuovo un messaggio da YHWH (v. 12: per un caso analogo di dover aspettare la parola di Dio cf. Ger 42,2-7). La profezia ha due parti: una per la situazione politica e l'altra per Anania. (1) Sul versante politico, YHWH annuncia che il popolo dovrà portare un giogo di ferro, e non soltanto di legno, cioè, il dominio dei Babilonesi diventerà molto più duro. (2) Per Anania c'è un oracolo di giudizio, con le due parti tipiche: l'accusa (v. 15) e la sentenza (v.16), collegate da un gioco di parole sul verbo "mandare". Anania morirà entro l'anno, la pena di un falso profeta (Deut 18,20-22), e il v. 17 nota senza ulteriori commenti che ciò è effettivamente avvenuto.

Il discernimento fra profezia autentica e profezia inautentica viene fatta dalla parola di Dio.

3.   La questione dei cosiddetti "criteri" di una vera profezia

Allargando l'orizzonte adesso a tutto l'AT, vediamo prima (3.1) i vari segni di profezie vere e false menzionati in diversi testi dell'AT e poi (3.2) riflettiamo sulla natura di tali segni.

3.1      Elenco dei segni di autenticità

Si possono dividere i segni in due gruppi, il primo riguarda il profeta, il secondo riguarda piuttosto il messaggio.

3.1.1     Riguardante il profeta

a)   Ha assistito al consiglio celeste di Dio? (Ger 23,18.22).
b)   È stato "mandato" e "commandato a parlare" da Dio? (Deut 18,20; Ger 14,14-15; 23,21.32; 28,15; 29,9.23.31; Ezech 13,2-3.6-7).
c)   Come si comporta dal punto di vista etico? Etica sessuale (Ger 23,14[?]; 29,23)? Approfitta economicamente della sua attività profetica (Ger 6,13 = 8,10)?

3.1.2     Riguardante il messaggio

a)   È stato dato nel nome di Baal o di altre divinità straniere? (Deut 13,1-5; 18,20; Ger 2,8; 5,30-31).
b)   Il messaggio è stato ricevuto tramite sogni o visioni? (Ger 14,14; 23,16.25-32; 29,8-9; Ezech 13,7.9.23).
c)   Il messaggio offre una speranza facile, šalôm a buon mercato? (Ger 6,14 = 8,11; 14,13-16; 23,16-17; 28,8-9; Ezech 13,10.16).
d)   Il messaggio si è avverato? (Deut 18,21-22; Jer 28,9).
e)   Il messaggio si trova in armonia con la tradizione profetica del passato? (Ger 26,17-19; 28,8).

3.2      Riflessione su questi segni

Il termine "criterio", spesso dato dagli studiosi a questi segni, lascia un po' perplessi per due ragioni.

(1) Da una parte, alcuni di questi segni non potevano funzionare come criteri pratici per aiutare la gente a discernere hic et nunc fra due profezie contradditorie (come nel caso di Ger 28). Infatti come si può verificare se un profeta è stato realmente ammesso al Consiglio Divino? O che è stato "mandato" da Dio? Si tratta di esperienze spirituali che sono al di là di una verifica sociale. Invece di funzionare come "criteri", tali segni in realtà offrono in linguaggio metaforico una descrizione teologica della vera profezia post factum.

(2) Altri di questi segni poi sono, sì, di indole più pratica ma non hanno necessariamente un valore universale. Per esempio, il criterio etico potrebbe escludere normalmente certe persone (adulteri, ladroni, ecc.) ma non è detto che ogni profeta inautentico si è comportato sempre in modo eticamente sbagliato (cf. Anania in Ger 28, dove la questione etica non è affatto menzionata). O ancora: predicare un messaggio consolante di šalôm era, sì, un segno negativo al tempo di Geremia ma non qualche decennio dopo al tempo di Ezechiele o di Secondo Isaia. E neanche il segno del compimento può essere preso come universalmente valido: ci sono infatti profezie fatte da profeti autentici che non si sono pienamente avverate (cf. Ez 26,7-14 con 29,17-20).

Invece dunque di parlare di "criteri" sarebbe probabilmente più esatto pensare a questi segni come degli "indizi" che potevano essere in alcuni casi di un certo aiuto per il discernimento della vera profezia, ma che non costituivano un insieme di regole universalmente valide. In Israele i veri profeti sono stati riconosciuti dalla comunità dei fedeli di YHWH, prima o poi, e questo riconoscimento è stato sigillato con la raccolta di una selezione dei loro oracoli che poi sono stati oggetto di ulteriori attualizzazioni nelle generazioni successive.


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