Esaminando il tema della Gloria di YHWH nei capp. 43-44, siamo già entrati nella terza parte del libro di Ez, dove il messaggio predominante è quello di speranza e rinnovamento. In questa lezione leggeremo un testo assai conosciuto di questa parte del libro, la visione delle ossa aride, e cercheremo di situare il testo nel suo contesto immediato. I punti principali della lezione sono:
Una bibliografia scelta si trova qui.
Iniziamo (1.1) con una considerazione del contesto immediato (Ez 33-37), e poi (1.2) vedremo alcuni aspetti del brano stesso.
Prima (1.1.1) bisogna notare la funzione particolare del cap. 33, e poi (1.1.2) esamineremo l'insieme dei capp. 34-37.
Nell'ultimo capitolo prima del blocco degli oracoli contro le nazioni (Ez 25–32) abbiamo visto l'annuncio dell'inizio della guerra condotta dai Babilonesi contro la città ribelle di Gerusalemme (24,1-2). Adesso nel primo capitolo dopo gli oracoli contro le nazioni si racconta (33,21-22) come la notizia della caduta della città è arrivata, tramite un fuggiasco, ad Ezechiele fra i deportati in Babilonia. La bocca del profeta d'ora in poi dovrà proclamare un altro messaggio per la nuova situazione disperata (agli occhi umani). Ez 33 apre questa nuova fase nella profezia.
Allo stesso tempo però il capitolo ha molti contatti non casuali con la prima parte del libro, così che funziona come un capitolo di transizione o di collegamento fra il messaggio di giudizio del passato e il messaggio di speranza per il dopo-586. Infatti, il capitolo inizia con una presentazione del profeta come sentinella (33,1-9; cf. 3,16-21). Poi riprende la tematica della responsabilità etica personale e della necessità di conversione (33,10-20; cf. 14,12-20 e 18). Il motivo del profeta diventato muto riappare in 33,21-22 (cf. 3,26 e 24,15-27). Infine nell'ultimo versetto del capitolo (33,33) troviamo la frase "sapranno che c'è un profeta in mezzo a loro" (identica con 2,5). I redattori chiaramente volevano insistere sul fatto che c'è anche una continuità, e non una dicotomia assoluta, fra messaggio di giudizio e messaggio di speranza (cf. nel libro di Isaia la relazione fra il cap. 40 e il cap. 6).
Il cap. 33 introduce i lettori anche alla realtà della nuova fase del messaggio di Ezechiele, che deve rivolgersi a gente che vive nel buio della disperazione, come attestata dal triplice lamento dei deportati nel v. 10: "Voi dite: 'I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi / e in essi ci consumiamo / In che modo potremo vivere?'". Dietro questo triplice lamento ci sono anche i dubbi dei deportati riguardo alla giustizia di YHWH: "Il modo di agire di YHWH non è retto" (vv. 17 e 20). Annunciare un messaggio di speranza in queste circonstanze non era facile; costituiva una grande sfida di fede per i destinatari. E nei vv. 30-33 la voce del Signore anticipa al profeta che molti dei deportati non saranno in grado di rispondere con tanta fede: "Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica" (v.32). Si noti anche la descrizione nei vv. 30-31 e il paragone efficace ma amaro nel v. 32.
Abbiamo già notato la suddivisione della terza parte del libro (capp. 33-48), di cui i capp. 34-37 costituiscono la prima unità dopo il capitolo introduttivo (33). In linea con una proposta di C. Barth si può considerare la seguente strutturazione, basata principalmente (ma non unicamente) su criteri tematici.
Nella parte B la visione delle ossa aride sta al centro; la nuova vita che la visione annuncia è il centro di tutto il messaggio di rinnovamento dei brani prima e dopo, il simbolo centrale della speranza.
Ci sono anche alcuni fatti linguistici che confermano la tesi che i
capp. 34-37 formano una unità redazionale. Si noti una triplice
inclusione fra l'inizio nel cap. 34 e la fine nel cap. 37:
• il motivo di "pastore" (tutto il cap. 34; e poi 37,24)
• il nome di "Davide" (34,23-24; e poi 37,24-25)
• il tema di berît "alleanza" (34,25 "alleanza di pace"; e poi 37,26 "alleanza di pace, alleanza eterna")
Sembra proprio che i redattori volevano costruire nei capp. 34-37 una sintesi dei vari motivi e temi del messaggio di speranza.
Dopo un accenno al problema di fondo (1.2.1), vedremo prima (1.2.2) alcuni aspetti del racconto della visione stessa nei vv. 1-10 e poi (1.2.3) i vv. 11-14 che interpretano la visione.
Versione CEI (prima edizione)
[1a] | La mano del Signore fu sopra di me |
[1b] | e il Signore mi portò fuori in spirito |
[1c] | e mi depose nella pianura |
[1d] | che era piena di ossa; |
[2a] | mi fece passare tutt'intorno accanto ad esse. |
[2b] | Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle |
[2c] | e tutte inaridite. |
[3a] | Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?». |
[3b] | Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». |
[4a] | Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annunzia loro: |
[4b] | Ossa inaridite, udite la parola del Signore. |
[5a] | Dice il Signore Dio a queste ossa: |
[5b] | Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito |
[5c] | e rivivrete. |
[6a] | Metterò su di voi i nervi |
[6b] | e farò crescere su di voi la carne, |
[6c] | su di voi stenderò la pelle |
[6d] | e infonderò in voi lo spirito |
[6e] | e rivivrete: |
[6f] | Saprete che io sono il Signore». |
[7a] | Io profetizzai come mi era stato ordinato; |
[7b] | mentre io profetizzavo, sentii un rumore |
[7c] | e vidi un movimento fra le ossa, |
[7d] | che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente. |
[8a] | Guardai |
[8b] | ed ecco sopra di esse i nervi, |
[8c] | la carne cresceva |
[8d] | e la pelle le ricopriva, |
[8e] | ma non c'era spirito in loro. |
[9a] | Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, |
[9b] | profetizza figlio dell'uomo e annunzia allo spirito: |
[9c] | Dice il Signore Dio: |
[9d] | Spirito, vieni dai quattro venti |
[9e] | e soffia su questi morti, |
[9f] | perché rivivano». |
[10a] | Io profetizzai come mi aveva comandato |
[10b] | e lo spirito entrò in essi |
[10c] | e ritornarono in vita |
[10d] | e si alzarono in piedi; |
[10e] | erano un esercito grande, sterminato. |
[11a] | Mi disse: «Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. |
[11b] | Ecco, essi vanno dicendo: |
[11c] | Le nostre ossa sono inaridite, |
[11d] | la nostra speranza è svanita, |
[11e] | noi siamo perduti. |
[12a] | Perciò profetizza e annunzia loro: |
[12b] | Dice il Signore Dio: |
[12c] | Ecco, io apro i vostri sepolcri, |
[12d] | vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, |
[12e] | e vi riconduco nel paese d'Israele. |
[13a] | Riconoscerete che io sono il Signore, |
[13b] | quando aprirò le vostre tombe |
[13c] | e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. |
[14a] | Farò entrare in voi il mio spirito |
[14b] | e rivivrete; |
[14c] | vi farò riposare nel vostro paese; |
[14d] | saprete che io sono il Signore. |
[14e] | L'ho detto e lo farò». |
[14f] | Oracolo del Signore Dio. |
La disperazione dei deportati, già descritta nel cap. 33, costituisce il problema di fondo al quale la visione delle ossa aride vuole offrire una risposta. Infatti, 37,11c-e presenta di nuovo un triplice lamento del popolo (cf. 33,10): "Le nostre ossa sono inaridite / la nostra speranza è svanita, / noi siamo perduti". Qui si parla delle "ossa" in senso metonimico (parte per il tutto) per indicare tutto l'essere di chi parla. Tale metonimia viene concretizzata nel racconto della visione delle ossa.
Il racconto della visione è composta da tre parti: un'introduzione (vv. 1-2); poi l'azione della visione, primo momento (vv. 3-8); e l'azione della visione, secondo momento (vv. 9-10). I due momenti dello svolgimento sono composti ciascuno da una parola di YHWH e gli effetti di questa parola sulle ossa.
1.2.2.1 Introduzione (vv. 1-2)
Nel v. 1 manca la datazione precisa che troviamo all'inizio degli altri racconti di visione nel libro. Qui il racconto inizia con la frase caratteristica "La mano del Signore fu sopra di me" (v. 1a: cf. 1,3 e 8,1). Entrato in stato visionario Ezechiele viene trasportato "in spirito" in "una pianura" (1c: questa valle non è localizzata qui, cf. comunque 3,22-23 e 8,4). La menzione qui (1b) di "spirito" (רוח rûaḥ) è la prima delle dieci ricorrenze del vocabolo in Ez 37,1-14: le traduzioni sono necessariamente varie in quanto il termine ebraico ha una molteplicità di sensi: vento, soffio, spirito.
Il v. 2 descrive con grande efficacia ciò che Ezechiele vede nella visione: un panorama orrendo di ossa sparse sulla superfice della valle, ossa aride. È una valle di morte – vasta, bianca e silenziosa.
1.2.2.2 L'azione della visione, primo momento (vv. 3-8)
Il testo passa dalla descrizione all'azione con la domanda rivolta dal Signore ad Ezechiele nel v. 3: una domanda di per sé di tipo retorico, in quanto le ossa sono ben morte e la risposta (in un'epoca dove non c'era ancora una fede nella risurrezione) non poteva essere che negativa. Invece Ezechiele responde (3b) in modo vago, lasciando aperto una possibilità per la potenza divina forse in vista di certi precedenti dal passato (1 Re 17,17-24; 2 Re 4,31-37).
In seguito (vv. 5-6) Ezechiele riceve l'ordine di profetizzare alle ossa annunciando che torneranno in vita per la potenza divina. Notiamo lo schema A – B – A′ (5b-c [spirito, rivivere] – tre azioni in 6a-c [nervi, carne, pelle] – 6d-e [spirito, rivivere]). Qui "spirito" significa il principio di vita umana, non lo spirito divino.
L'esecuzione del comando viene raccontato nei vv. 7-8, ma sorprendentemente si tratta di un'esecuzione incompleta. Con rumore le ossa si ricompongono in forma umana, ritornano poi nervi, carne e pelle, ma manca lo spirito, principio di vita.
1.2.2.3 L'azione della visione, secondo momento (vv. 9-10)
C'è bisogno di un secondo comando di YHWH (v. 9) specificamente indirizzato allo spirito di vita. Ezechiele obbedisce al comando (v. 10), lo spirito di vita entra nei cadaveri degli uccisi (9e) che tornano in vita e si alzano in piedi, "un esercito grande, sterminato" (10e). Questi due stadi (elementi materiali e poi spirito di vita) fanno pensare a Gen 2,7: "Jahve Dio plasmò l'uomo con la polvere del suolo [l'elemento materiale] e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l'uomo divenne un essere vivente," Anche se il testo citato della Gen non si serve della parola "spirito" (רוח rûaḥ), sembra comunque possibile sentire in Ez 37,5-10 il motivo di una nuova creazione. L'essenziale in ogni caso è il passaggio dalla morte alla vita.
Il simbolismo della visione viene spiegato in due parti: primo per il profeta stesso (v. 11) e poi per tutto il popolo di Israele (vv. 12-14). Allo stesso tempo la doppia interpretazione costituisce un esempio del genere "disputa profetica", in quanto troviamo la citazione di un'affermazione del popolo (v. 11b-e) e poi la confutazione di questa da parte di Dio (vv. 12-14).
Nelle parole rivolte direttamente al profeta (11a: "figlio dell'uomo" come al solito in Ez) viene detto con tutta chiarezza che la visione riguarda "tutta la gente d'Israele", quelli che esprimono il triplice lamento di 11c-e. Non si tratta di una questione di risurrezione di individui ma di un ritorno alla vita di un popolo "morto" dopo la catastrofe del 586. Il discorso è metaforico e riguarda la collettività. Ciò non esclude che in tempi posteriori il testo abbia potuto essere riletto nel senso di risurrezione corporale di individui.
Seguono nei vv. 12-14 le parole che Ezechiele deve rivolgere al popolo. Primo, vengono annunciate tre azioni di YHWH (12c-e), quasi come risposta al triplice lamento del popolo nel v. 11. Notiamo il doppio riferimento a "sepolcri" e "tombe" (12c-d), non menzionati nel racconto della visione. Il verbo tradotto "vi risuscito" (12d) dalla versione CEI è letteralmente "vi farò salire" (עלה Hif), un verbo tipico delle tradizioni dell'Esodo dall'Egitto ("vi farò salire dal paese d'Egitto"). Ciò fa pensare al motivo di "Nuovo Esodo" qui in Ez 37. Nel v. 13 ricorre la "formula di riconoscenza" (qui già in 6f e di nuovo in 14d sotto), tipica del linguaggio del libro. Nel v. 14 c'è da notare una novità nel brano; per la prima volta qui si parla dello spirito divino (14a "il mio spirito"). I due verbi in 14e ("L'ho detto e lo farò") potrebbero far pensare al primo capitolo della Genesi ("Dio disse ... Dio fece ...": con verbi diversi però); anche qui (come nei vv. 5-10 sopra) c'è forse un suggerimento del motivo di "nuova creazione". Comunque i diversi motivi che esprimono il rinnovamento del popolo nei vv. 11-14 possono essere paragonati con quelli visti in Ez 36,25-28 e anche in Ger 31,31-34.
Come al solito bisogna cominciare (2.1) dagli indizi nel testo e poi vedere (2.2) se debbano essere valutati in termini di una storia di redazione attraverso diversi stadi.
(1) Il problema classico qui riguarda il riferimento a "sepolcri" e "tombe" nell'interpretazione della visione (12c-d, 13b-c) e la tensione che questo sembra creare con la descrizione nella visione stessa, dove le ossa si trovano sulla superficie della valle e non sepolte in tombe.
(2) Alcuni studiosi recenti hanno visto delle tensioni anche all'interno del racconto della visione nei vv. 1-10, soprattutto la sorprendente ripetizione del comando di Dio nel v. 9 di cui non c'era nessun preavviso nei vv. 5-6.
(1) Basandosi sul primo indizio sopra alcuni studiosi hanno proposto che l'interpretazione della visione nei vv. 11-14 era originariamente più breve senza il riferimento a "sepolcri" e a "tombe", cioè consisteva nei vv. 11, 12a-b, 14. In un secondo momento l'interpretazione è stata ampliata con l'aggiunta di 12c-e + 13, forse per sottolineare il motivo di nuovo esodo o (secondo qualcuno) forse anche per accennare alla nuova dottrina di risurrezione individuale.
(2) Per quanto riguarda il racconto della visione nei vv. 1-10, Bartelmus e alcuni altri studiosi recenti sono arrivati alla conclusione che i versetti 7a, 8e, 9a-f, 10a sono stati aggiunti molto più tardi al testo originale di Ezechiele. Ciò accadde, secondo Bartelmus, nel secondo secolo a.Cr. al tempo dei Maccabei quando c'era già in alcuni circoli una fede nella risurrezione dei morti. Il redattore ha così voluto "aggiornare" la visione con un riferimento a queste nuove idee in un tempo di gravissima crisi per il popolo d'Israele.
Se venisse accettata questa tesi di una rilettura tardiva del testo per introdurvi, in un modo o l'altro, un riferimento alla dottrina di una risurrezione individuale, allora ci sarebbe una base già nel testo biblico per l'interpretazione posteriore (in tempi post-biblici) che volentieri leggeva qui un riferimento alla risurrezione individuale (sia da parte della tradizione giudaica che da parte di diversi Padri della Chiesa).