Profezia e apocalittica: secondo semestre 2006-07
Charles Conroy [www.cjconroy.net/pr-it/pr00a.htm]



Il libro di Amos: introduzione



Anche se il libro di Amos si trova in terza posizione nel Libro dei XII Profeti (secondo l'ordine del testo ebraico), il profeta stesso era il più antico di tutti i profeti classici, precedendo di poco Osea e di qualche decennio Isaia e Michea [cf. la tavola cronologica]. Questa lezione introduttiva vuole offrire una visione generale del libro, sia della sua forma finale che della formazione diacronica del testo, e poi specificamente verrà analizzato il primo versetto in quanto ci presenta delle informazioni utili su Amos come visto dai redattori del libro. I punti principali della lezione dunque sono:

  1. Strutturazione del libro nella sua forma attuale
  2. Genesi del libro (questione diacronica)
  3. Analisi di Am 1,1

Una bibliografia dei commentari principali si trova qui, e un'altra bibliografia di studi generali su Amos qui.


1.   Strutturazione del libro nella sua forma attuale

Vediamo prima (1.1) i versetti introduttivi Am 1,1 e 1,2. Poi esamineremo i tre blocchi principali del libro profetico: (1.2) Am 1,3–2,16; (1.3) 3,1–6,14; (1.4) 7,1–9,6(10). Infine (1.5) vediamo i versetti conclusivi 9,7(11)-15.

1.1     I versetti introduttivi (1,1-2)

Il primo versetto fornisce, come spesso nei libri profetici, qualche informazione personale sul profeta e sul luogo e tempo del suo ministero. Lo esamineremo più dettagliatamente in seguito (punto 3).

L'oracolo del secondo versetto, sintatticamente connesso con il primo ma non con ciò che segue, sembra che abbia la funzione di offrire una chiave di lettura per tutto il libro a mo' di esordio programmatico. Presenta YHWH in atteggiamento di giudizio (come spesso nel resto del libro) e insiste sulla sua presenza a Gerusalemme (un motivo che non ricorre molto nel resto del libro: cf. però 9,11). Si noti la somiglianza con Gioele 4,16 a livello di contatti all'interno del Libro dei XII Profeti.

1.2     La prima collezione (1,3–2,16): oracoli per otto nazioni

Si tratta di una collezione fortemente strutturata a livello tematico e linguistico. Il tono è severo: c'è una dura critica teologica di vari atti di inumanità. Inizia con sei nazioni straniere (1,3–2,3) e poi vengono oracoli contro Giuda (2,4-5) e contro Israele (2,6-16). Quest'ultimo oracolo è decisamente quello più lungo e sembra proprio che abbia la funzione di culmine ("climax") della serie. In ogni caso, la tematica di critica sociale viene messa in forte risalto qui, e sarà il tema più sviluppato dell'intero libro di Amos.

La forma linguistica è molto curata: tutti gli otto oracoli iniziano nello stesso modo, e ci sono anche altri segni di attività composizionale. Una tale costruzione è rara nei libri profetici.

1.3     La secondo collezione (3,1–6,14): oracoli vari, specialmente di critica sociale

La costruzione di un insieme qui è meno evidente che non nel caso dei capp. 1-2. La delimitazione comunque si giustifica dal fatto che il cap. 7, con i suoi racconti di visioni, costituisce un nuovo inizio indiscusso. Nei capp. 3-6 non ci sono racconti di visioni ma oracoli vari, per lo più brevi e delimitati da formule di introduzione e di conclusione. Come nei capp. 1-2 si tratta di messaggi di critica (spesso con tematica sociale) e annunci di disastri come castigo dei peccati. C'è qualche rara esortazione (cf. 5,4-6; 5,14-15) ma nessun annuncio incondizionato di un futuro migliore.

Una strutturazione interna della collezione è materia di discussione fra gli studiosi. Notiamo due proposte.

(1) Alcuni (Paul e altri) sostengono che ci sono due parti qui: 3,1–5,17 e 5,18–6,14; l'argomento principale per questa proposta è la presenza di oracoli di "guai" a 5,18ss e 6,1ss.

(2) Una proposta diversa viene da Jeremias (e altri): le due sezioni sarebbero i capp. 3-4 e 5-6: l'argomento principale qui è preso dalle formule introduttive "Ascoltate questa(e) parola(e) ..." a 3,1; 4,1; 5,1. Jeremias nota che la formula a 4,1 è diversa dalle altre due in quanto indirizzata a un gruppo particolare (sotto la metafora "vacche di Basan" 4,1), mentre 3,1 e 5,1 introducono oracoli indirizzati a tutti gli Israeliti. Dunque, conclude il Jeremias, 3,1 e 5,1 segnalano l'inizio delle sezioni principali, che sono i capp. 3-4 e i capp. 5-6. Jeremias nota anche che i capp. 3-4 iniziano con la voce di YHWH direttamente (3,1) e sono indirizzati ai "figli di Israele" (cioè tutto il popolo come tale), mentre i capp. 5-6 iniziano con la voce di Amos (5,1) e sono indirizzati alla "casa di Israele" (cioè il regno del Nord come stato). YHWH annuncia il suo giudizio su Israele nei capp. 3-4, e Amos risponde con un lamento funebre (5,1ss). Lo stato del Nord va incontro alla sua rovina, perchè gli Israeliti non hanno vissuto in coerenza con la loro chiamata (cf. 3,2).

A livello delle piccole unità si possono notare altri segni di attività composizionale. Per esempio, nell'unità 3,3-8 c'è una serie di sette domande nei vv. 3-6 e poi due versetti sulla relazione fra YHWH e i suoi profeti (vv. 7-8) con due domande conclusive in parallelo nel v. 8b. Oppure l'uso di un ritornello per formare un'unità in 4,6-12 (cinque volte "e non siete tornati a me, dice YHWH"). Oppure una costruzione concentrica (riconosciuta da molti studiosi) per collegare diverse piccole unità nella composizione di 5,1-17:

5,1-3 A Lamento funebre (qînāh)
5,4-6 B Esortazione a cercare Dio (verbi "cercare ... vivere")
5,7 C Colpa (peccati sociali)
5,8(-9) D Inno al Signore del cosmo
5,(9)10-13 C′ Colpa (peccati sociali)
5,14-15 B′ Esortazione a cercare Dio (verbi "cercare ... vivere")
5,16-17 A′ Lamento funebre

Concludendo, possiamo dunque dire che ci sono certamente diversi segni di attività composizionale all'interno dei capp. 3-6, anche se non c'è un sviluppo tematico lineare e chiaro.

1.4     La terza collezione (7,1–9,6 [10]): i racconti delle visioni di Amos

Mentre l'inizio di questa sezione è evidente, lo stesso non si può dire per la fine, dove gli studiosi si dividono fra 9,6 e 9,10. Se si mette il termine a 9,6 (parte di un brano innico vv. 5-6, che mette in risalto che il Signore che giudica Israele è anche il Signore del cosmo), allora la sezione 7,1–9,6 è completamente di una tonalità di giudizio e di condanna. Se invece si comprende anche 9,7-10 (un brano che presenta un giudizio selettivo – condanna per i peccatori, ma non sterminio totale), allora la sezione finisce in modo meno cupo.

In ogni caso, la caratteristica della sezione si trova nei cinque racconti di visioni, presentati in prima persona singolare dalla voce del profeta. I primi due racconti (7,1-3 e 7,4-6) sono formulati in modo molto simile. Anche il terzo e il quarto racconto si rassomigliano linguisticamente (7,7-9 e 8,1-3). Crea una certa sorpresa notare come un brano narrativo in terza persona singolare si trova fra questi due racconti (7,10-17). Dopo il quarto racconto con il suo messaggio drastico ("è venuta la fine per il mio popolo Israele": 8,2), ci sono diversi oracoli nel 8,4-14 sempre di tonalità negativa. Segue il quinto racconto di visione (9,1-4) con il suo messaggio tremendo ("io volgerò gli occhi su di loro per il male e non per il bene": 9,4), seguito da un brano innico in 9,5-6.

1.5     I versetti conclusivi (9,7[11]-15)

Il libro finisce con una nota molto positiva sulla restaurazione futura della "capanna di Davide" (9,11) e del popolo di Israele (9,14). Questo bel testo è in notevole contrasto con il resto del libro di Amos. Abbiamo qui ancora un altro esempio dello schema "negativo / positivo", lo schema escatologico come lo chiamano alcuni studiosi. Nel Libro dei XII Profeti si possono paragonare testi conclusivi come Os 14,2-9 e Gioele 4,18-21(e, a proposito, si noti la somiglianza fra Gioele 4,18 e Am 9,13: ed anche i riferimenti a Edom [= Idumea] in Gioele 4,19 e Am 9,12).

2.   Genesi del libro (questione diacronica)

Qui ci limitiamo ad una presentazione molto sintetica, anche in vista del fatto che non c'è attualmente un consenso fra gli studiosi riguardo ai dettagli della storia di redazione del libro. A livello più generale, però, si può parlare di un vasto accordo sull'esistenza di due fasi principali nella formazione del libro: una fase di composizione pre-esilica (2.1), e poi una fase di attualizzazioni per le nuove circostanze del popolo durante e dopo il periodo dell'esilio (2.2).

2.1     L'attività composizionale durante il periodo monarchico in Giuda

Studiando la forma finale del libro, abbiamo costatato la presenza evidente di tre collezioni: gli otto oracoli a proposito di diversi popoli (capp. 1-2), una raccolta meno unificata di oracoli vari (capp. 3-6), e una collezione caratterizzata dai cinque racconti di visioni (capp. 7-9).

Guardando più da vicino alla prima collezione, molti studiosi hanno osservato che tre degli otto oracoli sono più brevi degli altri e mostrano certe piccole differenze anche a livello di fraseologia: si tratti degli oracoli contro Tiro (1,9-10), Edom (1,11-12), e Giuda (2,4-6). Questi indizi testuali hanno portato molti alla conclusione che c'era una collezione più antica con cinque oracoli; il culmine era sempre l'oracolo contro Israele (2,6-16*). A questo livello si vede un parallelo interessante con la collezione dei cinque racconti di visioni nei capp. 7-9. L'ipotesi dunque è che l'inizio della formazione del testo scritto (sintetico) delle profezie orali di Amos si trova proprio qui, nella composizione di due raccolte di cinque elementi ciascuna, composte dai discepoli del profeta probabilmente abbastanza presto dopo l'espulsione di Amos da Israele del Nord (7,10-17: cf. la lezione successiva).

In un secondo momento, forse entro breve tempo, altri discepoli hanno composto la raccolta che adesso troviamo nei capp. 3-6 come sintesi della predicazione di Amos, soprattutto sul tema della critica sociale. La nuova raccolta è stata inserita fra le due collezioni-a-cinque. Così gran parte del libro attuale esisteva già prima della fine della monarchia in Giuda.

2.2     Le ulteriori attualizzazioni durante e dopo l'esilio

Alcuni brani nel libro sembrano apparentati alla teologia deuteronomistica, senza essere semplicemente testi "dtr": così, secondo molti, l'oracolo su Giuda a 2,4-5 e una parte almeno di 3,1-2. Questi brani, e forse altri ancora, potrebbero essere stati inseriti per venir incontro alle necessità della comunità esilica-postesilica, per spiegare (con l'aiuto delle categorie dtr) perchè "è venuta la fine" anche per Giuda.

Poi l'oracolo del giudizio selettivo (9,7-10) e quello dell'annuncio di un nuovo futuro (9,11-15) si potrebbero spiegare bene come un aiuto per i lettori postesilici, spiegando come si è arrivati alla catastrofe del 587/86 e come Dio offre ancora una speranza ai sopravvissuti.


3.   Analisi di Am 1,1

Il primo versetto del libro, come al solito, ci presenta delle informazioni utili sul profeta come visto dai redattori del libro. Per comodità di riferimento, dividiamo il versetto in brevi elementi come segue:

a. Parole di Amos
b. che era fra gli allevatori-di-pecore
c. da Tekoa
d. il quale ebbe visioni riguardo a Israele
(oppure: [Parole ...] che egli vide riguardo a Israele)
e. nei giorni di Ozia re di Giuda
e di Geroboamo figlio di Ioas, re di Israele
f. due anni prima del terremoto.

3.1     La comunicazione profetica   (elemento a)

Qualificare un libro profetico come parole umane non è comune nei nostri libri profetici. Fra i profeti il parallelo più vicino si trova in Ger 1,1 (ma si trova anche in certe collezioni sapienziali come Prov 22,17; 30,1; 31,3; Qoh 1,1). Più spesso nei libri profetici si trova all'inizio il sintagma "Parola di YHWH" per mezzo del profeta (cf. Os 1,1; Gioele 1,1; Mic 1,1; Sof 1,1; e anche Ger 1,2); si noti il singolare, quasi che le molte parole del profeta costituiscano una sola comunicazione globale da parte di YHWH.

3.2     Il mestiere di Amos   (elemento b)

Che si sia una discussione a proposito viene manifestato dalla diversità esistente nelle traduzioni: CEI e NVB "pecoraio"; NRSV e NAB "shepherd"; Jewish Study Bible "sheepbreeder"; BJ (31998) e TOB "éleveur"; EÜ "Schafzüchter"; Biblia del Peregrino "uno de los mayorales". In effetti la parola ebraica qui (nōqēd) non è la parola normale per "pastore" nel senso di un dipendente che prende cura delle pecore di un proprietario (questo si dice rō‘eh in ebraico). A parte Am 1,1, il termine nōqēd si trova nella Bibbia solo a 2 Re 3,4, dove descrive un re di Moab, Mesha, che pagava un tributo al re di Israel di "centomila agnelli e la lana di centomila arieti"; dunque un grande proprietario di pecore. A 2 Re 3,4 la versione CEI traduce bene "allevatore di pecore", e probabilmente questa versione andrebbe bene anche a Am 1,1. Amos dunque non era un povero pastore ma un proprietario di pecore (anche se non al livello del re di Moab evidentemente). Questo rende implausibile una certa presentazione di Amos, che si trova qualche volta in opere divulgative, dove il profeta viene descritto come un povero pastore che avrebbe sperimentato anche sulla propria pelle l'oppressione e i soprusi dei ricchi, e perciò era umanamente preparato per il messaggio di critica sociale che il Signore gli avrebbe poi affidato.

3.3     Il suo luogo di origine   (elemento c)

Secondo la grande maggioranza dei commentatori, il luogo di origine di Amos, Tekoa, viene localizzato in Giuda, un po' al sud di Betlemme, e circa 16 km da Gerusalemme. Il villaggio è menzionato anche a 2 Sam 14 (la donna saggia di Tekoa) e Ger 6,1. Amos dunque era del regno del Sud, anche se è stato mandato da YHWH a svolgere il ministero profetico nel regno del Nord.

Alcuni pochi studiosi moderni (Koch in particolare) preferiscono localizzare Tekoa nella Galilea, cioè nel regno del Nord, in linea con testi ebraici post-biblici. Tale opinione era già accolta da Cirillo d'Alessandria. Ma non c'è nessuna evidenza dell'esistenza di questa Tekoa settentrionale nei tempi biblici.

3.4     Una proposizione relativa sintatticamente ambigua   (elemento d)

Poichè il pronome relativo in ebraico (אשׁר) non cambia mai la sua forma, due traduzioni sono possibili qui: (1) "il quale ebbe visioni riguardo a Israele", e (2) "ch'egli vide riguardo a Israele".

La versione (1) interpreta il pronome relativo come indicazione del soggetto del verbo: dunque Amos viene descritto come un "visionario" quasi come una definizione della sua attività. In favore di questa versione (che è anche quella della CEI) c'è l'esistenza del blocco di racconti di visioni nei capp. 7-9 e anche il titolo "veggente" dato ad Amos dal sacerdote Amasia a 7,12.

La versione (2) tratta il pronome relativo come complemento oggetto del verbo "vedere (in visione)" e lo riferisce al vocabolo "parole" all'inizio del versetto: dunque "parole di Amos ... che egli vide riguardo a Israele". A prima vista sembrerebbe strano dire "parole ... che vide..", ma troviamo lo stesso a Is 2,1 e Mic 1,1. In questo caso il verbo "vedere" non connota specificamente delle esperienze visionarie ma sta per indicare più in generale l'origine divina delle parole, la loro qualità di rivelazione divina. Parecchie traduzioni e anche commentari favoriscono questa seconda interpretazione.

Nonostante l'ambiguità sintattica, è chiaro che in un modo o l'altro la proposizione relativa sottolinea l'autorità divina dietro le parole di Amos, che non esprimono le sue idee personali ma sono le sue formulazioni del messaggio datogli da YHWH. Qui sta l'autorità del profeta e anche la sua forza di fronte ai potenti (cf. 7,10-17).

I destinatari del messaggio sono indicati nella frase "riguardo a Israele", e anche qui occorre notare una certa ambiguità. Difatti, il termine "Israele" può avere (1) un senso geografico (Samaria e Galilea), (2) un senso politico (l'entità statale del regno del Nord), e (3) un senso tradizionale e religioso (Israele come popolo di YHWH composto da Nord-Israeliti e da gente di Giuda nel sud). Nel libro di Amos i tre sensi si trovano. Ci sono vari riferimenti a località nel nord (il santuario di Betel, la città capitale Samaria, ecc), così che risulti chiaramente che Amos svolse il suo ministero nelle regioni settentrionali. Spesso poi ci si riferisce all'entità statale del regno del nord con il sintagma "casa di Israele" (5,1.3.4; e altri cinque testi). E infine troviamo il senso tradizionale "Israele = tutto il popolo di Dio" in testi come 3,1 e 9,7. Quest'ultimo punto implica anche che i lettori posteriori in Giuda, prima e dopo l'esilio, potevano sentirsi compresi indirettamente nel sintagma "riguardo a Israele" a Am 1,1.

3.5     Cronologia del ministero di Amos   (elemento e)

I due re menzionati qui regnavano per lunghi periodi: secondo una cronologia possibile (Cogan) Ozia (Uzziah, anche detto Azariah) di Giuda regnò dal 785 al 733, e Geroboamo II di Israele regnò dal 788 al 747. Analizzando le condizioni sociali e politiche che sembrano indicate nel libro, però, molti studiosi pensano di poter situare il ministero di Amos più precisamente intorno a 760, cioè nel periodo di pace e relativa prosperità prima dell'espansione degli Assiri. Se questa proposta è valida, allora il ministero di Amos precedette quello di Osea di un decennio circa.

3.6     Il terremoto e la cronologia   (elemento f)

Se potessimo sapere di quale terremoto si tratti, l'indicazione "due anni prima del terremoto" consentirebbe una precisa datazione del ministero di Amos. Il testo post-esilico di Zacc 14,5 menziona un grande terremoto nel passato al tempo del re Ozia di Giuda, che avrebbe fatto danni anche a Gerusalemme. La domanda però è: si tratta di un'informazione indipendente o di una semplice ripresa di Am 1,1? Difficile decidere. Alcuni archeologi identificano il terremoto di Am 1,1 con quello che ha danneggiato lo Strato VI della città di Hazor nella Galilea del nord nella prima parte dell'ottavo secolo (datazione stratigrafica). Ma anche questo è troppo vago (per non dire del pericolo di ragionamenti circolari fra interpretazione di un testo biblico e interpretazione di dati archeologici).

Anche se la menzione del terremoto non ci consente dunque una datazione più precisa, c'è però una deduzione interessante che possiamo trarre (insieme con molti studiosi) dalla formulazione "due anni prima del terremoto". Se questa indicazione si riferisce a tutto il ministero di Amos (come sembrerebbe il caso, visto il legame con "Parole di Amos..." sopra), allora si può dedurre che il ministero di Amos si svolse tutto entro la durata di un anno (è la logica della formulazione). Un ministero dunque assai breve, che è stato bruscamente terminato per interventi del potere civile e religioso, come vedremo nella lettura di 7,10-17.


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